L’opener Buio è per “Paura” di Felpa quello che “Plainsong” è per “Disintegration” dei Cure (da cui si prendono qui in prestito diverse atmosfere): l’intro perfetto, il sentiero luminoso da seguire per provare ad uscire indenni – senza riuscirci, ve lo diciamo già – dalla nebbia di un disco che fa intuire di che pasta è fatto già dal testo di Inverno, con quel mantra “Io non avrò paura” ripetuto incessantemente fino a fine brano. Paura mai avrebbe un po’ il tocco di certo nuovo cantautorato italiano se non fosse per la drum machine che percorre l’interno brano, Sempre dopo e la conclusiva Luce mettono in chiaro la propensione di Felpa per sonorità dreamy à la Cocteau Twins, Stanotte ha la chitarra acustica pizzicata che Neil Halstead sfodera quando s’allontana dagli Slowdive.
Fra distorsioni mai invadenti e riverberi caldi e corposi, sono quaranta minuti di un viaggio in solitario attraverso il cosmo, l’impalpabile colonna sonora di un tuffo – come quello raffigurato in copertina – in un mare scurissimo in cui filtra poca, pochissima luce. Con un cantato in italiano che anziché penalizzare il risultato finale (come sarebbe prevedibile, visto il genere proposto) rafforza il suggestivo clima trasognato dell’album. Più che promosso.
(2015, Sussidiaria / Audioglobe)
01 Buio
02 Inverno
03 Momenti
04 Accanto a te
05 Paura mai
06 Sempre dopo
07 Spazio
08 Stanotte
09 Estate
10 Luce
IN BREVE: 3,5/5