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Foals – Everything Not Saved Will Be Lost Part 2

Quando, lo scorso Marzo, uscì “Everything Not Saved Will Be Lost Part 1”, due erano i dati discretamente certi: che i Foals avessero realizzato un primo capitolo talmente brillante da far apparire la nomination al Mercury Prize quasi scontata e, due, che questa seconda parte non fosse appagante quanto la prima. Già sette mesi fa, l’hype era abbastanza alto, complice anche la curiosità serpeggiante di conoscere il volto completo di “Everything Not Saved Will Be Lost”, apparso come un cavallo di troia in cui incertezze politiche e crisi ecologiche si esprimevano attraverso il climax di atmosfere crescenti e le digressioni disco della prima parte.

Lo scenario che dipinge Everything Not Saved Will Be Lost Part 2 è asciutto, inquietante, quasi arido, di sicuro meno coinvolgente del suo gemello. Eccezione fatta per Red Desert e The Runner, il cui legame senza soluzione di continuità lascia presagire un’ottima mescolanza tra un’intro strumentale kubrickiano e una dance hall ruvida in pieno stile Foals, l’elemento più lampante rispetto al precedente è la ferocia dei riff, grezzi e trasandati che però, nella parte centrale (da Wash Off a Dreaming Of) finiscono per perdersi in una cacofonia ripetitiva, con chitarre eccessivamente effettate, fuzz e distorsioni che riducono l’attenzione proprio nel momento cruciale dell’ascolto.

Sorge spontanea la considerazione che il gruppo di Oxford funzioni molto meglio quando evita di avventurarsi in territori prog, continuando a calcare orme più decadenti; non è un caso che Ikaria, 10,000 Feet, Into Surf e Neptune siano gli episodi che spingono a essere riascoltati più e più volte. Altro dato abbastanza lampante è che i due volti  di “Everything Not Saved Will Be Lost Part 1 & Part 2” non siano un call and response a tutti gli effetti. In questo secondo capitolo esiste una tematicità concettuale criptata e reiterata, sotto diverse forme.

“Everything Not Saved Will Be Lost Part 2” racconta la morte, partendo dall’artwork, lasciato all’obiettivo della fotografa Maggie Steber che ritrae lo scenario del Dia de Los Muertos messicano, con un primo piano di croci e rose arancioni, riprese poi in Wash Off (“So kill the screen, head to Medellin / To shout and scream and find your trouble / Live amongst the orange roses”) e nella clip di Black Bull, con ulteriori richiami alla floriografia in Into Surf (“I’ll be like water when you rise / Plant a jasmine in the night”).

È impossibile in questo senso non creare un collegamento tra le tragedie in mare di cui ormai il Mediterraneo è attore involontario e la tradizione greca, di cui Philippakis è non soltanto nativo ma anche fiero cultore, che considera la morte in coste straniere il peggiore dei destini riservati a un uomo. In 10,000 Feet il riferimento all’architetto messicano Luis Barragán, le cui ceneri furono trasformate in un anello di diamante (“Turn me into a wedding ring that you can wear”), diventa un palcoscenico di una struggevolezza decadente e Neptune (che sia il pianeta blu o il dio romano degli abissi marini) con i suoi dieci minuti di assoli di chitarra, voci morbide, una luna color magnolia, il viaggio o la morte come eventi umani e inevitabili, chiude un disco tematico il cui scopo principale non è angosciare ma prendere atto della transitorietà di tutto ciò che ci circonda, a partire da noi stessi.

In sintesi, bene ma non benissimo. Nonostante alcuni episodi del tutto evitabili, i Foals si riconfermano comunque una tra le realtà più intraprendenti e dinamiche degli ultimi anni. Ma alle dichiarazioni di Phlippakis, che lasciano presagire l’esistenza di un terzo capitolo di “Everything Not Saved Will Be Lost”, è più opportuno rispondere che, forse, è meglio chiuderla qui.

(2019, Warner)

01 Red Desert
02 The Runner
03 Wash Off
04 Black Bull
05 Like Lightning
06 Dreaming Of
07 Ikaria
08 10,000 Feet
09 Into The Surf
10 Neptune

IN BREVE: 2,5/5

Catanese, studi apparentemente molto poco creativi (la Giurisprudenza in realtà dà molto spazio alla fantasia e all'invenzione). Musicopatica per passione, purtroppo non ha ereditato l'eleganza sonora del fratello musicista; in compenso pianifica scelte di vita indossando gli auricolari.

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