What Went Down, così, doveva essere nelle intenzioni il definitivo sigillo di una band che ambisce legittimamente alle grandi platee, alle arene, al ruolo di headliner nei maggiori festival estivi. E ci riesce senza neanche faticare troppo, sommando nella propria proposta tutti gli elementi necessari al raggiungimento dello scopo: esplosioni chitarristiche che hanno un piglio decisamente rock (vedi l’iniziale title track o Snake Oil), tanto ritmo con la batteria sempre protagonista e divagazioni persino ballabili (Night Swimmers), un forte afflato Coldplay che sulla carta è il vero passe-partout per il successo (su tutte Albatross), la giusta dose di languori che qui ricordano da vicino gli ultimi Local Natives (Birch Tree, Give It All) e quel pizzico appena di malinconia che dà un tocco emozionale all’intero album (London Thunder).
La voce di Yannis Philippakis, decisamente più sicura di sé a ogni nuova uscita, è qui ricca di gradazioni di colore che assecondano il mood di ciascuna traccia senza mai farsi sopraffare dagli strumenti, fatta eccezione per le deflagrazioni dei quasi sette minuti della conclusiva A Knife In The Ocean. Il disco, suonato bene e prodotto anche meglio (c’è James Ford nella stanza dei bottoni), manca un po’ di quell’azzardo da “dentro o fuori” che avrebbe potuto rovinarlo o renderlo fenomenale, ma forse sarebbe stato pretendere troppo. In fondo i Foals sono una band che pare voler fare le cose nel modo giusto, un passo alla volta, consapevoli di un potenziale che non necessita di essere spiattellato tutto e subito.
(2015, Warner)
01 What Went Down
02 Mountain At My Gates
03 Birch Tree
04 Give It All
05 Albatross
06 Snake Oil
07 Night Swimmers
08 London Thunder
09 Lonely Hunter
10 A Knife In The Ocean
IN BREVE: 3,5/5