Nonostante le lyrics di Poi non siano del tutto lineari, spesso con il senso limitato a singole frasi o versi piuttosto che all’insieme, la vicinanza a grandi classici della canzone italiana come Battisti e Dalla è piuttosto evidente, così come i continui riferimenti alla dimensione cittadina (Tubature), al mare (Le foto non me le fai mai) e a scenari tipicamente tricolori. Sono istantanee semplici che Poi scatta con uno smartphone di ultimissima generazione ma applicandogli un furbo filtro Polaroid.
Qualche testo (vedi Paracadute) è decisamente sopra la media, tanto del disco quanto della scena nostrana, con una nostalgia agrodolce che sa come cogliere nel segno, così come certe soluzioni stilistiche tendono a una psichedelia sintetica non troppo frequente dalle nostre parti e che per questo dà un tocco in più ai sette brani effettivi della tracklist (escludiamo le due brevi strumentali Patatrac e Fa niente).
L’hype creatosi intorno a questo debutto di Poi ha sicuramente contribuito a far crescere le aspettative nei suoi confronti, aspettative che bisogna considerare come né tradite né rispettate: “Fa niente” è un disco di cantautorato pop, non particolarmente speciale ma ben fatto, con un vago retrogusto internazionale che potrebbe renderlo apprezzabile anche da chi ne ha le scatole piene dell’attuale songwriting indie modaiolo italiano.
(2017, Bomba Dischi)
01 L’abbronzatura
02 Niente di strano
03 Tubature
04 Paracadute
05 Patatrac
06 Acqua minerale
07 Le foto non me le fai mai
08 Doppio nodo
09 Fa niente
IN BREVE: 3/5