La vena dei quattro dubliners si conferma anche qui a cavallo fra deflagranti pulsioni noise, echi post punk in cui affondano fino alla gola e un’aggressività post hardcore che dà quel tocco di violenza sonora che condisce il disco e che finisce per fare la differenza in positivo, vera dimostrazione di carattere dei Girl Band.
Punti di riferimento, si diceva. Se brani come In Plastic, The Last Riddler e Texting An Alien sono la quota classica dell’album, con mostri sacri quali Fugazi e Hüsker Dü a fare da numi tutelari, è altrove che vanno ricercati esempi più recenti: è il caso del singolo Pears For Lunch, che paga pegno ai primi lavori dei newyorkesi Liars, quelli pubblicati a ridosso della loro definitiva trasformazione in animali sintetici, mentre l’altro singolo Paul mette insieme il tutto svelando anche una non indifferente attenzione per l’auto-promozione.
Le varie dimensioni che si mischiano nelle nove tracce di “Holding Hands With Jamie” sono accomunate dagli stessi elementi: bordate di feedback, urla animalesche (Baloo) e sferragliamenti industriali che contribuiscono in maniera determinante all’atmosfera malata dell’album, come in Umbongo, The Witch Doctor e soprattutto nella lunghissima Fucking Butter.
Derivativi ma con enorme stile, i Girl Band hanno messo in piedi quello che fino a ora è uno dei debutti più esplosivi dell’anno in corso, senza perdersi in chissà quali elucubrazioni sonore ma dando piuttosto sfogo al proprio istinto primordiale di musicisti onnivori.
(2015, Rough Trade)
01 Umbongo
02 Pears For Lunch
03 Baloo
04 In Plastic
05 Paul
06 The Last Riddler
07 Texting an Alien
08 Fucking Butter
09 The Witch Dr.
IN BREVE: 4/5