Prima col progetto Body/Head e adesso col nuovo Glitterbust: anche per quest’ultimo si tratta di un duo, con Kim in primo piano accompagnata dal surfista Alex Knost (già chitarrista dei Tomorrows Tulips), ma se nel primo c’era qualche parola a farcire gli strati rumoristici, in Glitterbust ci troviamo invece difronte a poco più di 50 minuti strumentali (giusto una manciata i secondi in cui le voci fanno fugacemente apparizione) suddivisi su 5 tracce. Inevitabilmente il risultato è un qualcosa che va persino oltre la definizione di “esercizio di stile”: ci sono dei passaggi che potrebbero ricordare i Velvet Underground più marcescenti (Erotic Resume), ma in generale si tratta di un’avanguardia che definiremmo persino “post”, dove s’inseguono droni e corde sbilenche a riproporre e reinterpretare quanto riconducibile al concetto di “noise”.
Nonostante la difficoltà nel riconoscergli un’inquadratura e un preciso ruolo nella carriera della Gordon, “Glitterbust” è un lavoro che ti entra dentro per squarciarti le viscere con la facilità di una lama nel burro e che, incredibilmente, ti consente di portare a termine l’ascolto senza eccessiva voglia di skippare da una traccia all’altra. Circostanza che già di suo è davvero un ottimo risultato.
(2016, Burger)
01 Soft Landing
02 Repetitive Differ
03 Erotic Resume
04 The Highline
05 Nude Economics
IN BREVE: 3/5