Questo terzo Death Magic, però, giunge a sei anni di distanza dal predecessore, un lasso di tempo piuttosto consistente che renderebbe impensabile una riproposizione di quanto fatto finora dai californiani senza alcuna variazione sul tema. Infatti ciò non accade, perché è la vena melodica dei quattro a emergere, con Trent Reznor sempre sullo sfondo, ma di cui gli Health ricalcano qui anche l’alleggerimento degli ultimi Nine Inch Nails. È piuttosto il synthpop dei Depeche Mode il riferimento primario, con brani come Dark Enough, L.A. Looks e Drugs Exist a testimoniarne l’influenza. Anche altri momenti, vedi Life o il singolo New Coke, percorrono la stessa strada seppur più marcatamente electro-dance.
Il punto d’incontro fra i vecchi e i nuovi Health c’è ed è una fortuna perché si tratta anche degli episodi più interessanti: Stonefist con i suoi beat martellanti, le mitragliate di Flesh World (UK) e Salvia, i tribalismi post-atomici di Men Today, tutti tasselli di un costante lavoro di addizione e sottrazione che regala all’album quel senso di oppressione al petto che caratterizza da sempre la band.
La voce di Duzsik, sommersa sotto il consueto strato di effetti, è però molto più protagonista che in passato, finendo per amplificare le melodie dei brani fino a renderle vere colonne portanti del disco a scapito del rumore. Ammorbiditisi di molto, gli Health non perdono comunque la loro capacità di costruire atmosfere malate, firmando un album che potrebbe rappresentare così la definitiva rotta da seguire.
(2015, Loma Vista)
01 Victim
02 Stonefist
03 Men Today
04 Flesh World (UK)
05 Courtship II
06 Dark Enough
07 Life
08 Salvia
09 New Coke
11 L.A. Looks
11 Hurt Yourself
12 Drugs Exist
IN BREVE: 3,5/5