Parole sacrosante e concetti di coscienza questi di Hindi, riaffermati nel suo nuovo album, Homeland, un fluido inarrestabile di danze, melodie e incantesimi che nel giro di undici tracce cantate in inglese, francese e berbero trasferiscono l’ascolto in un mondo parallelo, indefinibilmente parallelo. Tappeti sonori puntellati di jazz, blues, gipsy e musica gnowa danno a questa creatura artistica la corona di nuova regina della world, un apprezzamento internazionale che ama questo ponte fra culture, questo unire idee, scambi, abbracci e storie e che l’artista Zahra elabora e colora fino al punto di renderli classici dell’anima.
Brani che assemblano amici – il guest Bombino in To The Forces – e ritmi cubani, percussioni indiane e marocchine, citazioni di Platone, Pasolini, visioni artigianali di solitudini durante riflessioni profonde ad Essaouira con Rhani Krja. Un disco che porta, carica e diffonde magie su magie, tali da disorientare benevolmente qualsiasi orecchio.
Lo stop and go sausalito di Can We Dance, il buio che cala sinuoso in The Blues, i ritmi ovattati soul di Dream e l’aria desertica che spolvera miraggi in Cabo Verde, danno la sensazione di illimitato, la sostanza inafferrabile di un’artista che emana grazia dalle sue strade blu.
(2015, Oursoul)
01 To The Forces
02 Silence
03 Any Story
04 Un Jour
05 Can We Dance
06 La Luna
07 The Blues
08 Broken Ones
09 Dream
10 Cabo Verde
11 The Moon Is Full
IN BREVE: 4,5/5