Polistrumentista e cantautrice britannica ma cresciuta anche in America e Germania, la sua voce è stata descritta da Rolling Stone come “grezza e vigorosa” e non a caso: la modulazione vocale è quella di una professionista, ma con la grazia di una bambina lacerata da un graffio sottile che la contraddistingue e dimostra il suo carattere. Chiare quanto la sua voce sono anche le sue influenze: Patti Smith e Alanis Morissette risuonano come filo conduttore di tutto l’album sia musicalmente che nei testi, semplici (ma non semplicistici) e di grande carica interiore, che riescono a non sfociare mai nel melenso o nel lamentoso.
Meno definita è la direzione che la giovane cantautrice vuole prendere: rock alternativo, pop rock, country e qualche vago riferimento blues si propongono come ingredienti di un piatto poco amalgamato e per nulla unitario. Anche la scaletta lascia un po’ interdetti: i singoli lasciavano intuire un disco con un bel ritmo, cui però vengono fin da subito tagliate le gambe con il brano di apertura Ruins dal quale si sviluppa un’alternanza poco fluida, con generi e mood diversi di brano in brano che non permettono di assaporare a pieno l’essenza.
Ma proprio qui è il punto: qual è l’essenza? Forse è proprio questo suo eclettismo che, se portato avanti in modo intelligente, potrebbe rivelarsi l’arma vincente della piccola Jade. Di sicuro la ragazza ha qualcosa da dire e ha una capacità fanciullesca di dirlo in modo efficace e diretto. L’esordio insomma si presenta comunque promettente: speriamo solo che, trasportata dalla onde dell’iniziale successo, la sua semplicità e onestà non si arenino su un’isola deserta.
(2019, Glassnote)
01 Ruins
02 Lottery
03 I Get No Joy
04 Side Effects
05 My Motto
06 Does Anybody Know
07 Uh Huh
08 Good At It
09 17
10 Love Has All Been Done Before
11 Going Gone
12 If I Die
IN BREVE: 3/5