La giovanissima cantante di Desenzano del Garda aveva già destato interesse con il suo disco d’esordio che portava il suo nome d’arte come titolo, ma con Tango raggiunge un livello ancora più alto, dando prova dell’esistenza di un pop made in Italy che sa parlare fuori dai confini nazionali e che, in maniera sofisticata, fa tesoro di molti espedienti musicali da “usato garantito” e dà loro un’aria fresca e nuova. Il disco cantato quasi interamente in inglese (l’unica eccezione è rappresentata da Azul, il cui testo è in portoghese) rievoca un’atmosfera dichiaratamente pop che oscilla tra il danzereccio e la ballata ma che, in continuazione, si ispira a ritmi e armonie identitarie di un certo Paese o di una certa tradizione musicale.
Lo dimostra con il giro d’accordi al pianoforte in salsa latina in chiusura di Armenia Quindío, con i loop uptempo di Tango (probabilmente il pezzo più ambizioso e riuscito dell’intero disco) o con le melodie di Lampoon che sembrano quelle dei Major Lazer passati attraverso un tour in Patagonia. Joan strizza l’occhio alle sonorità brasiliane e spagnole per dare ai suoi brani quel tocco di esotico in più e ai ritmi più tribali per puntare direttamente a farci sculettare, come fa in Blue Tiger.
La voce di Joan si adatta perfettamente per fare da collante attraverso questo mix culturale e linguistico e dimostra le sue capacità canore nei brani più lenti come Mountain Of Love e Underwater, in cui ricorda molto le sonorità di altre sue colleghe, in primis Lorde. Nei testi, Joan parla della sua parte più ferina, della voglia di tornare a uno stato di natura e libertà: “Where is my jungle”.
“Tango” è il disco attraverso cui Joan Thiele prova con un pop nuovo a rivolgersi alla nostra parte più selvaggia e più legata al ritmo tribale della Terra, con un ottimo risultato che ci fa ben sperare nella nuova leva classe ’91.
(2018, Universal)
01 Blue Tiger
02 Armenia Quindío
03 Mountain Of Love
04 Cocora
05 Tango
06 Polite
07 Azul
08 Underwater
09 Fire
10 Ways
11 Lampoon
IN BREVE: 4/5