Forte di un’attenzione costante riservatagli nel giro folk del suo paese, González tira fuori il suo terzo album da solista, questo Vestiges & Claws. Bello, non c’è che dire, e anche denso di significati. I testi, infatti, toccano temi delicati come lo scontro tra religione e scienza, la fugacità dell’esistenza, la troppo spesso dolorosa complessità delle relazioni umane. Questa sensibilità d’animo traspare nelle sue canzoni, che hanno atmosfere rilassate e devono molto a Nick Drake, Simon & Garfunkel, Townes Van Zandt ed Elliott Smith. Si discosta dal suo connazionale The Tallest Man On Earth per l’assenza del tocco country, González predilige un fingerpicking dolce che guarda molto ai folksinger degli anni Settanta, amore ribadito anche dal suono coriaceo e caldo dell’album.
Il suo stile sognante si esprime in brani delicati come Let It Carry You (dove aleggia lo spirito di John Martyn), nei toni bluesy di Stories We Build, Stories We Tell, nel soave gospel di Afterglow, nell’accorato e accattivante ritornello di Leaf Off/The Cave, tutte composizioni che sono il cuore pulsante di un album maturo che dà un’idea abbastanza chiara della personalità di González.
Piace il suo tocco morbido sulle corde di nylon, piace la facilità con cui muta il clima interno di un brano grazie a un semplicissimo passaggio (è il caso del breve intarsio strumentale di With The Ink Of A Ghost), piace la fluidità narrativa di “Vestiges & Claws”, il cui valore cresce ascolto dopo ascolto. Bello, emozionante.
(2015, Mute)
01 With The Ink Of A Ghost
02 Let It Carry You
03 Stories We Built, Stories We Tell
04 The Forest
05 Leaf Off/The Cave
06 Every Age
07 What Will
08 Vissel
09 Afterglow
10 Open Book
IN BREVE: 4/5