Have You In My Wilderness ribalta del tutto le carte tenute finora sul proprio tavolo dalla Holter, lasciando in larga parte l’avanguardia che ha caratterizzato i primi tre capitoli della sua discografia per districarsi in territori prettamente cantautorali che fanno emergere proprio la voce di Julia, adesso sì fulcro su cui ruotano le composizioni.
Lo è nel pop quasi scanzonato dell’iniziale Feel You o nel carattere di Everytime Boots, che nasconde riferimenti che vanno indietro nel tempo in modo inversamente proporzionale alle sperimentazioni del recente passato della Holter. La prova della californiana attraversa gli stili senza mai perdere la rotta: è una Bjork bucolica in How Long? e Lucette Stranded On The Island, è sixties in Sea Calls Me Home e addirittura jazzata in Vasquez, passando per le corde scurissime di una Night Song dal titolo programmatico.
I retaggi classici della formazione della Holter restano comunque evidenti, nelle sezioni di archi e fiati (vedi la superba title track che chiude il disco), nell’incedere orchestrale che quasi in ogni brano trova un momento in cui venir fuori, per ricordare e rinforzare l’eleganza che impregna ogni brano partorito dalla songwriter. Un’eleganza per nulla intaccata dal lavoro di semplificazione svolto in questo disco, tutt’altro: “Have You In My Wilderness” ha tutte le sembianze della definitiva consacrazione di un talento purissimo.
(2015, Domino)
01 Feel You
02 Silhouette
03 How Long?
04 Lucette Stranded On The Island
05 Sea Calls Me Home
06 Night Song
07 Everytime Boots
08 Betsy On The Roof
09 Vasquez
10 Have You In My Wilderness
IN BREVE: 4/5