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Kali Uchis – Isolation

Domanda retorica: è sufficiente che un’equipe composta da alcuni tra i più rinomati esponenti della scena musicale internazionale, dall’hip hop al funk passando per il reggaeton e la psichedelia, uniscano le forze affinché il disco di una cantante pop emergente sia valido e non passi inosservato? Risposta facile, sì, nel 90% dei casi verrebbe fuori una bomba di album anche se l’artista in questione fosse Suor Cristina di The Voice.

Ma non è questo il caso: Kali Uchis, ventiquattrenne colombiana, è un talento visionario di per sé, e le quindici canzoni che compongono la tracklist di Isolation le ha scritte tutte di suo pugno. Poi, certo, c’è stato giusto qualche interventino qua e là in produzione tanto da far sembrare la lista dei collaboratori il cartellone del prossimo Glastonbury, ma nessun nome, per quanto grosso, oscura la voce e il talento della cantante e il risultato che viene fuori è un lavoro coeso e originale.

E dire che ci sono, tra gli altri, Steve Lacy in Just A Stranger (pezzo che suona un po’ à la The Internet, quindi bene), Kevin Parker in Tomorrow (che suona un po’ à la Tame Impala, quindi molto bene), Damon Albarn in In My Dreams (che suona un bel po’ à la Gorillaz, quindi benissimo). E poi ancora, se non siete già persuasi, il basso frenetico di Thundercat, la voce soul di Jorja Smith e il reggaeton da classifica di Reykon e Bad Bunny.

Fino ad arrivare al pezzo migliore della tracklist, After The Storm, uscito come singolo ad inizio anno: qui si ritrovano i paladini dell’hip hop strumentale Badbadnotgood alle produzioni, la leggenda funk Bootsy Collins per un’intro vocale, il rap di Tyler, The Creator, che restituisce il favore dopo tanti featuring, e il ritornello più incoraggiante e positivo dell’anno (“Uscirà il sole / Nulla di buono arriva mai facilmente / So che i tempi sono duri / Ma i vincitori non si arrendono”).

L’equipe di esperti ha certamente aiutato, ma dopo l’ascolto di “Isolation” l’impressione sembra essere la stessa per tutti: siamo di fronte a uno degli album pop di debutto più validi degli ultimi anni, ideato e cantato da un talento che può permettersi di saltare da un genere all’altro e rimanere riconoscibile.

(2018, Interscope / Virgin EMI)

01 Body Language (Intro)
02 Miami (feat. BIA)
03 Just A Stranger (feat. Steve Lacy)
04 Flight 22
05 Your Teeth In My Neck
06 Tyrant (feat. Jorja Smith)
07 Dead To Me
08 Nuestro Planet (feat. Reykon)
09 In My Dreams
10 Gotta Get Up (Interlude)
11 Tomorrow
12 Coming Home (Interlude)
13 After The Storm (feat. Tyler, The Creator & Bootsy Collins)
14 Feel Like A Fool
15 Killer

IN BREVE: 4/5

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