Il suono è lo-fi e forzatamente rudimentale come se queste fossero registrazioni da cameretta. Karen ci regala sublimi sbadigli con le sue cantilenanti serenate tutte uguali e dalla durata media di un minuto e mezzo e giunti a NYC Baby, sesto brano in scaletta, è richiesto un cuscino per poggiare la testa o l’intervento di qualcuno che ci pizzichi la guancia.
Sembra che in So Far e Body stia per succedere qualcosa che possa cambiare le sorti dell’album, si sente vibrare qualche variazione sulla noiosa formuletta e invece nulla, sono solo vaghe illusioni. Nella mischia c’è pure una cover di Indian Summer dei Doors, che non aggiunge nulla alla storia del brano.
Sul serio, perché dovremmo dilungarci su un album così? Cosa vuole dirci Karen O se non che per un giorno s’è annoiata a morte e ha pensato bene di rivelarcelo con queste canzoncine? “Crush Songs” è fastidioso perché ostenta un’innocenza e una semplicità che, invero, sono totale assenza di idee (King è urticante). Esce per la Cult Records di Julian Casablancas.
(2014, Cult Records)
01 Ooo
02 Rapt
03 Visits
04 Beast
05 Comes The Night
06 NYC Baby
07 Other Side
08 So Far
09 Day Go By
10 Body
11 King
12 Indian Summer
13 Sunset Sun
14 Native Korean Rock
15 Singalong
IN BREVE: 1/5