Da un ascolto un po’ più attento del disco, riesce a farsi strada la percezione corporea della desistenza, quel mollare che non è sconfitta ma accoglienza e trasformazione di un’insoddisfazione, la sintesi del processo creativo che ha contribuito alla nascita di “The Secret Of Letting Go”. Nella sua nudità vulnerabile coesistono trame cangianti, vellutate come l’opening track Phosphorous, o intrecci appuntiti come Bulletproof.
In un’esplosione di effetti sintetici, alcune tracce riservano non poche sorprese tra i suoni ipnotici della saw (la sega ad arco), nella parte finale di Imperial Measures o le trombe e i flicorni di The Other Shore, Armageddon Waits e Deep Delirium, affidate a collaboratori di lunga data del duo, Quinta e Kevin Davy. Nel frattempo, quasi in sordina si scorgono i simbolismi di Moonshine, con l’apporto baritonale di Cian Finn, ispirata al fenomeno della luna a barchetta, tipico delle latitudini indiane o di One Hand Clapping, il cui testo è un rimando al koan del “suono di una sola mano”, un’esortazione a sradicare gli stereotipi (“Can you hear the sound it makess, even if I block your ears, come let’s sit here as long as it takes”).
Nonostante “The Secret Of Letting Go” sia da considerarsi, ad oggi, molto più accessibile rispetto ai primi album dei Lamb, in un mondo che continua a giocare con le sperimentazioni i Lamb continuano a imbastire impalcature sonore dall’alto contenuto educativo.
(2019, Cooking Vinyl)
01 Phosphorous
02 Moonshine (feat. Cian Finn)
03 Armageddon Waits
04 Bulletproof
05 The Secret Of Letting Go
06 Imperial Measures
07 The Other Shore
08 Deep Delirium
09 Illumina
10 The Silence In Between
11 One Hand Clapping
IN BREVE: 3,5/5