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Lambchop – This (Is What I Wanted To Tell You)

Se diciannove anni fa, ai tempi del loro capolavoro intitolato col cognome di uno dei peggiori presidenti della storia della Repubblica Americana, qualcuno avesse cercato di convincerci che Kurt Wagner avrebbe, a un certo punto della sua carriera, fatto un album prevalentemente elettronico nel quale la sua voce viene modificata per quasi l’intera durata dell’album con un vocoder (ai tempi noto principalmente come ornamento in “Believe”, il vendutissimo e orribile singolo con il quale Cher ha rilanciato la sua carriera), gli avremmo probabilmente riso in faccia di gusto. Eppure, prima in un divertissement del 2005 e poi con un album ufficiale del 2016 (l’ottimo “FLOTUS”), Wagner ha dimostrato che la sua sensibilità eminentemente country, influenzata dal miglior pop e sempre arricchita da lussureggianti arrangiamenti d’archi, può assumere forme diverse, per quanto forse astrattamente risibili.

This (Is What I Wanted To Tell You) riparte dal suo predecessore e ne amplia gli orizzonti, ne rarefà le atmosfere e ne porta avanti le idee verso una direzione più decisa. Scritto in buona parte con Matt McCaughan dei Bon Iver, mantiene curiosamente la delicatezza e lo stile Lambchop nonostante la costruzione dei pezzi sia basata fondamentalmente su una semplicità vista di rado nei meravigliosi barocchismi della band di Nashville: la struttura spesso è sostenuta da un groove di basso, loop di batteria elettronica, tastiere Casio che ricordano l’ambient à la Brian Eno e la voce modificata di Wagner che quasi recita; piccoli ornamenti sonori, digitali e non, ogni tanto fanno capolino: l’armonica in The New Isn’t So New Anymore, un eco di tromba nella title track, una chitarra registrata al contrario in The December-ish You.

Ma non sono i singoli pezzi a definire quest’album, quanto l’atmosfera: eterea, gioiosa e contemporaneamente malinconica. È raro che un artista riesca, dopo così tanti anni di carriera, a reinventare la propria musica in maniera riuscita, ed è ancora più raro che ci riesca mantenendo totalmente intatta la propria personalità musicale nonostante i cambiamenti. Wagner non solo ci riesce, ma riesce a produrre uno dei migliori album della sua carriera: un album delicato, sofisticato, moderno.

L’album si conclude con una breve canzone, scevra di sintetizzatori, scevra del vocoder che ha dominato i qarantadue minuti precedenti: Flower presenta il leader della band del Tennessee solo, malinconico, in un breve epilogo (tratto che risalta ancora di più comparandolo alla non indifferente lunghezza della maggior parte degli altri pezzi). Non sembra per niente fuori luogo, non sembra per niente differente dal resto dell’album: non è infatti la gimmick del vocoder a definire “This (Is What I Wanted To Tell You)”, quanto la delicatezza mai ostentata, ma quasi mondana. Una delicatezza del quotidiano che rende questo un album straordinario.

(2019, City Slang)

01 The New Isn’t So You Anymore
02 Crosswords, Or What This Says About You
03 Everything For You
04 The Lasting Last Of You
05 The Air Is Heavy And I Should Be Listening To You
06 The December-ish You
07 This Is What I Wanted To Tell You
08 Flower

IN BREVE: 4,5/5

Reverendo Dudeista, collezionista ossessivo compulsivo, avvocato fallito, musicista fallito. Ha vissuto cento vite, nessuna delle quali interessante. Scrive per Il Cibicida da un numero imprecisato di anni che sarebbe precisato se solo sapesse contare.

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