Non c’è più quella mezza eccentricità degli esordi, ora il lirismo buio e certe materializzazioni post rock prendono il sopravvento, tanto da diventare a tratti spigolose, ruvide e di una consistenza coriacea; la band di Newcastle si affida a echi, riverberi, vibrazioni in differita e un’intimità fin troppo intima che all’ascolto immediato sembrerebbe una bella dose di noia, ma poi se ci si riesce ad avviluppare dentro si riesce a coglierne l’essenza stratificata, una piccola full immersion che va a rifinire forme e tratteggi imprevedibili.
Dieci tracce che a tratti lambiscono i Portshead in Stepping Down e Of Dust & Matter, altrettante atmosfere epiche in Faultlines, pianoforti solinghi in Send Me Home, miscele deliranti in Beings e sistemi alienanti che girano intorno a Inkblot, un disco che tutto sommato si fa prendere, ma anche un lavoro che tiene a distanza nuove orecchie che vorrebbero avvicinarsi all’universo dei sei inglesi. Ma queste sono scelte, inopinabili.
(2015, Bella Union)
01 Of Dust & Matter
02 I’ll Stall Them
03 Faultlines
04 The Crawl
05 Send Me Home
06 Through The Cellar Door
07 Beings
08 Stepping Down
09 Stuck For An Outline
10 Inkblot
IN BREVE: 3/5