Venticinque anni fa i Low iniziavano la loro parabola musicale fatta di silenzi e momenti di liturgia laica, oggi con Double Negative si ritrovano a combattere contro il rumore. Un rumore riprodotto ad arte con l’aiuto del produttore BJ Burton (James Blake, Bon Iver). La gamma è spaventosa: elettronica cupa e autodistruttiva, pulsazioni cattive, sintetizzatori muscolari, disturbi, eco, rimbombi, boati. Una coltre spessa e micidiale, una nebbia maligna.
Sotto, provano a scalpitare le voci di Alan e Mimi Sparhawk. Come quando, dopo la pioggia di droni e liquido nucleare di Tempest, arriva Always Up e, d’improvviso, il sussurro sovrannaturale di Mimi sbuca come il sole tra il catrame. “I believe, I believe, I believe” – bisbiglia Mimi e la terra si ferma almeno per un pugno di secondi.
Ma, appunto, dura poco perché in questo “doppio negativo” è la paura a dominare o quantomeno il nichilismo di strutture sonore temibili (The Son, The Sun), un po’ da visual d’arte contemporanea, un po’ invischiate in certe fughe paranormali alla Dead Can Dance.
Danza, sì. In Dancing And Fire, Alan canta “non è la fine, è solo la fine della speranza” e per i Low, destrutturare è un po’ come morire, morirsi, dimenticare quello che è stato. Proprio come Roma che nel disco è descritta “always in the dark”. È difficile tutto questo, non c’è dubbio. Non ce la fate più? Mettete le dita nelle orecchie. Shhh. Silenzio.
(2018, Sub Pop)
01 Quorum
02 Dancing And Blood
03 Fly
04 Tempest
05 Always Up
06 Always Trying To Work It Out
07 The Son, The Sun
08 Dancing And Fire
09 Poor Sucker
10 Rome (Always In The Dark)
11 Disarray
IN BREVE: 4/5