Mac McCaughan, sì, ci prova a spogliarsi della vecchia scorza in cui si era avvitato e lo fa con dieci brani grezzi al primo ascolto, apparentemente insicuri e tremolanti, ma è solo una momentanea impressione. Il bello e la forza semplice della tracklist vengono fuori dopo uno o due giri stereo e compare subito un disco vero e piacevolmente “sbicentrato”, in cui l’artista riflette a suon di indie rock e pop garbatamente elettrico, dove i suo 48 anni paiono svanire riportandosi al timeline dei suoi esordi.
Il chitarrista del North Carolina, in questa prova solista si rivela come un tenero poeta attaccato al jack ma senza l’urgenza che lo ha sempre contraddistinto con la band, il suo è un postarsi tra ricordi e passati avvolgenti che traduce in ballate che segnano punti come Lost Again, Only Do e Mystery Flu, oppure le sferzate synthpop di Box Batteries, il dream pop che galleggia in Real Darkness o i Cars riesumati in Barely There a “coreografare” ulteriormente un lavoro da asterisco che potrebbe – sicuramente lo farà – disegnare traiettorie nuove per tanti giovinastri rockers a venire.
(2015, Merge)
01 Your Hologram
02 Lost Again
03 Only Do
04 Mystery Flu
05 Our Way Free
06 Box Batteries
07 Real Darkness
08 Barely There
09 Wet Leaves
10 Come Upstairs
IN BREVE: 3,5/5