Questo, Marc Ribot, uomo di mondo, l’ha capito bene. E con la sua chitarra ha suonato undici Songs Of Resistance 1942-2018, tra passato e presente con vista sul futuro, ahinoi, molto prossimo. Accompagnato lungo il viaggio da ospiti e compagni di primissima levatura, il musicista nativo di Newark ha concentrato naturalmente il fuoco su colui che, nel suo personalissimo e personalistico Paese, incarna su di sé tutto il male del mondo: Donald J. Trump. Il presidente, The Donald, è tirato in causa direttamente (vedasi la splendida Srinivas, ad esempio) – ma anche quando non lo è, sotto sotto, ogni brano gli consiglia più o meno l’ascolto.
La geniale, bellissima e struggente Bella Ciao (Goodbye Beautiful) ha già fatto il giro del pianeta: merito della voce di un ritrovato Tom Waits, che ci mette un niente a far proprio il canto della tradizione popolare italiana. Ma non c’è, onestamente, un pezzo che non sia riuscito, nella riedizione ribotiana: non Rata de dos Patas, non The Militant Ecologist (based on Fischia Il Vento), non certo la conclusiva We’ll Never Turn Back. Nemmeno i brani completamente originali, come l’ossessiva The Big Fool, sfigurano per un secondo durante la fruizione.
Il comandante Marc firma un altro grande disco nel medesimo anno solare di “YRU Still Here?”, ultimo capitolo dei suoi Ceramic Dog. E lo fa coinvolgendo, oltre al sopra menzionato Waits, una grande famiglia composta tra gli altri da Sam Amidon, Fay Victor, Ohene Cornelius, Steve Earle e Syd Straw. A dimostrazione che per alzare la voce non bisogna urlare, ma cantare tutti in coro le canzoni dei nostri padri, delle nostre madri, affinché possano diventare in pace quelle dei nostri figli.
(2018, Anti-)
01 We Are Soldiers In The Army
02 Bella Ciao (Goodbye Beautiful)
03 Srinivas
04 How To Walk In Freedom
05 Rata de dos Patas
06 The Militant Ecologist (based on Fischia Il Vento)
07 The Big Fool
08 Ain’t Gonna Let Them Turn Us Round
09 John Brown
10 Knock That Statue Down
11 We’ll Never Turn Back
IN BREVE: 4/5