Eppure in “Tracker” Mark sembra aver ritrovato il seme della spensieratezza, quella leggerezza compositiva che gli consente di esprimere se stesso attraverso le vibrazioni delle sue famigerate sei corde che fanno parte, ormai da decenni, del patrimonio della storia della musica moderna.
Il pezzo di apertura del disco è Laughs And Jokes And Drinks And Smokes, una sorta di irish-jazz all’interno del quale violini e chitarre di ogni tipo vengono raccontate dalla voce mai invasiva del cantante scozzese, quasi a voler concedere la scena ad un arrangiamento orchestrato magistralmente che non lascia spazio a banalità artistiche di alcun tipo.
La passione per il dettaglio sonoro si ripresenta nella successiva Basil: distensivo e dall’anima dannatamente folk, il pezzo è suadentemente cantato da Knopfler, il quale decide di arricchirlo con punte di sintetizzatori che riescono a creare un’interessante contrapposizione figurativa tra il mondo industriale, metropolitano e quello bucolico.
La terza River Towns è un allegretto nel quale la chitarra vellutata rincorre un raffinato sax, il tutto immerso in un’atmosfera surreale grazie alla voce che mai perde il suo velo di malinconia. Skydriver e Long Cool Girl non fanno altro che ribadire la natura squisitamente folk del disco, seppur con inserti blues di chitarra slide da una parte e motivetti dal flavour pop dall’altra, mentre Broken Bones è il pezzo danzereccio che non ti aspetti: un mezzo flamenco nel quale il buon Mark innesca svisatine chitarristiche tutte tre dita ed effetto wah-wah.
Ma è con Lights Of Taormina e Silver Edge che tutta l’anima del disco viene fuori. La naturalezza e la semplicità con la quale vengono suonati questi due pezzi dimostrano come qualsiasi musica, anche banale, se suonata con la giusta dose di “soul” possa innescare nell’ascoltatore una reazione a catena emotiva volta a scuotere le corde più inaccessibili della sua interiorità. “Silver Edge” riporta alla mente le armonie della celeberrima “Brothers In Arms”, rimanendo comunque un pezzo più allegro grazie alla più esigua presenza di accordi in tonalità minore.
Baryl è invece la “Sultans Of Swing” degli anni 2000, con la presenza di un organetto del quale l’immenso Ray Manzarek andrebbe enormemente fiero. In Wherever I Go, Knopfler duetta con la cantautrice canadese Ruth Moody, spiegandoci allo stesso tempo il senso più raffinato dell’espressione “suonare la chitarra”.
Vibrante, ammaliante e struggente, “Tracker” consegna l’immagine di un’icona vivente che è ancora in grado di esaltarsi ed esaltare la platea attraverso un connubio voce-chitarra tanto vincente e naturale quanto comunicativo. Mai monotono e introverso a tratti, questo lavoro mette una deliziosa ciliegina sulla torta alla gloriosa carriera di un’artista che ancora riesce, con la sua classe sopraffina, ad emozionare ed emozionarsi facendo fibrillare i cuori dei suoi fan e non solo. Sir. Mark Knopfler, il sultano dello swing.
(2015, Mercury / Universal)
01 Laughs And Jokes And Drinks And Smokes
02 Basil
03 River Towns
04 Skydiver
05 Mighty Man
06 Broken Bones
07 Long Cool Girl
08 Lights Of Taormina
09 Silver Eagle
10 Beryl
11 Wherever I Go featuring Ruth Moody
IN BREVE: 4/5