È rimasta intatta l’inclinazione alle dissonanze che inacidiscono il composto sonoro e si contrappongono alle melodie vocali, parecchio lineari e intelligibili. Che tiri un’aria diversa lo testimonia immediatamente il tris iniziale, il taglio è quello della canzone che vola verso ariose aperture in prossimità dei ritornelli (The Liar, Skin, Santa Sangre). La Rundle solista emerge con tutta la sua forza poetica nella dolente e delicata Southern Eye, cavalcata emotiva in mezzo alla tempesta. Gran bel pezzo.
Superata la prima metà, “Salome” non concede grandi novità, si notano la languida Love, Texas che sa molto di A Perfect Circle e l’incandescente maestosità di Less Than.
Lavoro che ha con sé le stigmate dei trascorsi artistici dei tre musicisti, tutte unite in un flusso narrativo lineare, “Salome” ci dice che i Marriages fanno sul serio. Manca loro ancora qualcosa però, quel tocco alchemico che trasmuta l’argento in oro. Arriverà al prossimo giro?
(2015, Sargent House)
01 The Liar
02 Skin
03 Santa Sangre
04 Southern Eye
05 Binge
06 Salome
07 Less Than
08 Love, Texas
09 Contender
IN BREVE: 3,5/5