Esulando dalle deliranti visioni di un fan di lungo corso dei quattro di Atlanta, la presentazione di una breve raccolta di inediti a distanza così ravvicinata da un disco che ha mosso un enorme marchingegno mediatico, può sembrare in prima battuta una mossa puramente commerciale, quasi di sicuro guidata da dettami discografici e con probabilità fine a se stessa. La realtà è invece, piacevolmente, diversa. Cold Dark Place è frutto in modo integrale del songwriting di un Brent Hinds che a più riprese, tra le registrazioni dei passati due album, ha avuto tempo e modo di trovare la giusta intimità per guardarsi un pochino dentro e comporre una manciata di brani davvero interessanti, collegati tra loro da un comune denominatore narrativo da rinvenirsi in una trascorsa esperienza sentimentale del chitarrista statunitense.
Questo EP è quindi storia a sé, slegato concettualmente dal cangiante percorso di maturazione rivelato di recente dai Mastodon ma anche terribilmente coerente con un sound che, limato e patinato all’estremo nel tempo, è così mutato da definire oramai senza più dubbi una nuova parte di carriera.
La componente metallica, lasciata a riposare quasi totalmente, lascia il posto a uno strutturato hard’n’heavy dai tratti sognanti e introspettivi, rappresentato da una complessità di soluzioni che rilasciano strati di sensazioni differenti a ogni ascolto. North Side Star, non comune opener di oltre sei minuti, pare infatti faccia fatica a decollare in prima battuta per poi lasciarsi apprezzare nel corso del suo sviluppo grazie alle svariate trame strumentali (il lungo outro ne è una prova decisa) che la mettono quasi sullo stesso livello di alcune sezioni di un lavoro come “Crack The Skye”. Blue Walsh, più convenzionale nella costruzione, trova forza di una ritmica fenomenale (Brann Dailor si mostra ancora una volta un drummer dal gusto sublime) che sfocia in un intermezzo potente e calibrato.
La successiva Toe To Toes, di certo la canzone più accessibile del pacchetto ma a un attento ascolto anche la più completa e futuribile, presenta alcune tra le linee vocali più belle azzeccate dell’intera carriera dei quattro. È l’espressione perfetta e coerente di cosa sono i Mastodon di questa seconda metà di anni ’10: l’eterogeneità di strofe, bridge e refrain si amalgama con semplicità e naturalezza, senza cali di ritmo e seguendo una compatta idea di composizione.
La conclusiva Cold Dark Place è con probabilità la totale manifestazione della volontà di Hinds alla base dell’EP: una power ballad struggente e intima, completamente in balia di voce e chitarra del suo autore e che adotta, con piacere, scelte sonore che non si ascoltavano dai tempi di una perla come “Pendulous Skin”.
Con ogni uscita che risulta un successo, una forma live definitivamente maturata e il mai nascosto divertimento che emerge da qualsiasi cosa facciano, i Mastodon sono sempre più padroni della loro carriera e coscienti del peso guadagnato; “Cold Dark Place” è una piccola perla il cui difetto e pregio maggiore è rappresentato dalla ridotta durata: se è indubbio che questa vena introspettiva meriterebbe di essere apprezzata con ulteriori tracce, è anche vero che quattro brani senza alcun riempitivo confezionano un pacchetto dal livello qualitativo molto alto che può, per molti aspetti, bagnare il naso anche al recente “Emperor Of Sand”.
(2017, Reprise)
01 North Side Star
02 Blue Walsh
03 Toe To Toes
04 Cold Dark Place
IN BREVE: 4/5
Semplicemente un capolavoro, anche se trovo assurdo che queste tracce non n abbiano trovato spazio sugli album ufficiali, avrebbero garantito punti in più sia a ONCE MORE che a EMPEROR.