Il risultato sono nove tracce che inevitabilmente risentono di un bagaglio ingombrante che, sebbene ben legato al portapacchi, non riesce a non far percepire il proprio peso a ogni curva. È così già dall’apertura con Time Can’t Wait, che riporta alla mente in modo inequivocabile i Pearl Jam di “The Backspacer” (siamo dalle parti di “The Fixer”), ma anche con la seguente All At Once, che invece ha nei Soundgarden edulcorati del post reunion il proprio punto di riferimento.
Ma sono svariati i passaggi già sentiti all’interno del disco, dalla più rocciosa Through The Ceiling all’acustico molto vedderiano di One Special Lady, passando per la strumentale Into The Fire che ha uno di quei groove manifestati in più occasioni dai Pearl Jam, anche prima che lo stesso Cameron ne facesse parte (vedi la “Rats” contenuta in “Vs.”). L’ingrediente in più c’è ed è la velata psichedelia che avvolge un po’ l’album e aiuta a ovattare anche la prova vocale di Cameron, di certo non del tutto a suo agio nei panni del protagonista.
Pochino, è vero. Ma da un lavoro che non vuole essere una sorpresa ma un semplice sfogo in un momento di impasse tanto artistica quanto umana, partorito da un musicista nient’affatto avvezzo alla dimensione solista, non c’era tanto altro da pretendere. “Cavedweller” va considerato piuttosto come un attestato d’identità, dimensione questa che gli calza a pennello e lo rende godibile.
(2017, Dine Alone / Migraine)
01 Time Can’t Wait
02 All At Once
03 Blind
04 Through The Ceiling
05 One Special Lady
06 In The Trees
07 Into The Fire
08 Real And Imagined
09 Unnecessary
IN BREVE: 3/5