A White piacciono i crooner e piace molto il soul degli anni Settanta e le sue canzoni stanno perfettamente in mezzo. Il clima sonoro è innegabilmente bello, elegante e caldo, ma latitano i grandi colpi da maestro e il termometro emotivo resta ad altezza media per gran parte del tragitto.
Se con “Big Inner” di tre anni fa il cantautore americano mostrava la voglia di giocare con le forme, adesso smussa gli angoli virando verso una forma canzone ben delineata. La sua voce è delicata e poco più che sussurrata, con Fender Rhodes, fiati, archi e batteria a far da tappeto costante.
L’inizio è tiepido, Take Care My Baby ha una forte carica romantica ma non incide come dovrebbe, ci pensa però il filotto composto da Rock And Roll Is Cold (quasi un piccolo omaggio al David Crosby di “Music Is Love”), Fruit Trees e Holy Moly (quest’ultima suona molto à la Cat Stevens) ad accendere una bella vampata, tra tocchi vivaci e ottime melodie. White però si cala con troppa convinzione nel ruolo dell’affabulatore sentimentale e il trittico successivo (Circle ‘Round The Sun, Feeling Good Is Good Enough, Tranquillity) è davvero un’overdose di valeriana, tanto piattume e poca sostanza, canzoni realmente anonime. Golden Robes e Vision riprendono per i capelli una situazione che stava per farsi imbarazzante, ma sostanzialmente “Fresh Blood” non riprende quota neanche col bel ritornello di Love Is Deep.
White confeziona un album formalmente impeccabile, ma dopo numerosi ascolti – non scherziamo se asseriamo di averlo ascoltato più di una dozzina di volte – resta pochissimo. Nessuna grande canzone, nessuna melodia che attecchisca, chissà quale grande album avranno ascoltato i colleghi che lo esaltano tanto.
(2015, Domino)
01 Take Care My Baby
02 Rock And Roll Is Cold
03 Fruit Trees
04 Holy Moly
05 Circle ‘Round The Sun
06 Feeling Good Is Good Enough
07 Tranquillity
08 Golden Robes
09 Vision
10 Love Is Deep
IN BREVE: 3/5