Le dieci tracce che compongono il lavoro sono spudoratamente pop e moderne anche se, come detto, sono profondamente debitrici agli eighties per le sonorità che lo compongono. Il dark del titolo dell’album si ritrova nella musica degli MGMT e nei loro testi. Le canzoni sembrano scritte all’insegna di una irrequietezza che segue a momenti duri appena passati, quando non ci si è ancora assestati su un livello di pace e serenità e il pericolo della ricaduta sembra incombere ancora su di noi.
La traccia d’apertura, She Works Out Too Much, è una magnifica fusione di synthpop sfacciato, voci robotiche figlie dell’elettronica tedesca e complicate frasi di basso che sembrano prese da un disco fusion. Proprio i synth sembrano essere il filo conduttore di tutti i pezzi dell’album (e, in generale, dell’intera produzione degli MGMT).
Il pop viene esplorato in tutte le sue sfaccettature: da quello spaziale ricco di riverberi del brano che dà il titolo all’album, alla ballad romantica (Me And Michael, uscita come singolo qualche giorno prima dell’album) che pare essere la colonna sonora della scena finale di un film adolescenziale degli anni ’80, quella in cui il ballo della scuola segna la fine delle avventure dei protagonisti.
Non si può nascondere come l’album pecchi di eccessiva nostalgia dei tempi andati, proponendo sonorità che sembrano già sentite non perché appartenenti al passato ma perché rimaneggiate recentemente da altri gruppi. “Little Dark Age” è un album che per essere definito pienamente originale avrebbe dovuto vedere la luce qualche mese fa, prima che il mondo impazzisse per “Stranger Things” e ripescasse tutto quell’immaginario.
(2018, Columbia)
01 She Works Out Too Much
02 Little Dark Age
03 When You Die
04 Me And Michael
05 TSLAMP
06 James
07 Days That Got Away
08 One Thing Left To Try
09 When You’re Small
10 Hand It Over
IN BREVE: 4/5