Non era dunque cattiveria pensare che l’esperienza Midlake fosse giunta mestamente al capolinea nel momento stesso in cui Tim Smith ha deciso di proseguire verso altre direzioni. La sorte, però, non aveva fatto i conti con la volontà ferrea degli altri membri di andare avanti: quindi investitura ufficiale a nuovo portabandiera per il chitarrista Eric Pulido (già alle seconde voci in passato), olio di gomito e sotto con il quarto album della discografia dei texani, il primo del nuovo corso.
Antiphon, così, lavorato e pubblicato nella perplessità generale, finisce per sovvertire le aspettative e risultare una piacevole sorpresa. Lo è fin dall’inizio, con la title track e la seguente Provider che rimarcano il folk-rock di casa senza demeritare al cospetto della produzione passata. Lo è, ancor di più, nel prosieguo del disco, che piano piano si dipana in una spirale psichedelica davvero interessante.
Da The Old And The Young in poi, passando per lo stupendo binomio Vale / Aurora Gone, l’ispirazione dei nuovi Midlake appare più viva che mai, come rigenerata – anziché affossata – dal brutto colpo subito. C’è un po’ di afflato à la Tame Impala (oggi inevitabile quando si tratta di certe sonorità) e tanto di quei Fleet Foxes che con pochi album sono diventati termine di paragone. C’è, soprattutto, la voce di un Pulido che si dimostra mai invadente e anche furbo nel ritagliarsi il giusto spazio senza eccedere in protagonismi, evitando così di incorrere in scomodi paragoni.
Quando gli archi e gli arpeggi liquidi di Provider Reprise segnano la fine del disco, la sensazione è che la mossa dei Midlake sia stata quella giusta, che forse nuove strade compositive prima oscurate da Smith possano trovare anch’esse il giusto riconoscimento, che il collettivo abbia questa volta “vinto” sulle pur indubbie qualità del singolo.
(2013, Bella Union)
01 Antiphon
02 Provider
03 The Old And The Young
04 It’s Going Down
05 Vale
06 Aurora Gone
07 Ages
08 This Weight
09 Corruption
10 Provider Reprise