Il lutto di Mike Shinoda ha riguardato un fratello, non di sangue ma poco importa. Perché quando Chester Bennington se n’è andato, lo scorso Luglio, ha lasciato un vuoto enorme nella vita di Mike: era con lui che aveva fondato e portato alla fama planetaria i Linkin Park, era con la sua voce che s’incastrava sul palco, era con lui che avrebbe voluto continuare a far musica. Tant’è che Post Traumatic è solo il suo esordio da solista, prima non c’aveva mai pensato a mettersi in proprio, c’erano i Linkin Park e gli bastavano, erano il suo tutto.
Shinoda ha avuto bisogno di tanto tempo per tirare fuori tutto, c’ha messo quasi un’ora di musica in ben sedici pezzi, in cui si tuffa nelle tenebre (l’iniziale Place To Start e via discorrendo per l’intera prima parte del disco) e poi ne riemerge rivolgendosi direttamente all’amico venuto a mancare (Crossing A Line). Il percorso di autoanalisi che Mike affronta è genuino e si sente, non salta nessuna delle tappe obbligate prima di poter vedere la luce in fondo al tunnel, riuscendoci sul finale.
Ma, pur avvertendone la profondità, non si può non ravvisare come “Post Traumatic” sia un disco molle, fuori fuoco e neanche troppo ben realizzato. Shinoda si perde tra rimandi al suo lavoro con i Linkin Park, una trap che non gli appartiene e un hip hop che gli si confà, sì, ma che non riesce più a far proprio, come già accaduto negli ultimi passaggi con la band. Neanche quel paio di featuring presenti nell’album aiutano più di tanto, compreso quello prestigioso di Chino Moreno in Lift Off. A prescindere dalle intenzioni e dal valore morale, davvero poca roba.
(2018, Warner)
01 Place To Start
02 Over Again
03 Watching As I Fall
04 Nothing Makes Sense Anymore
05 About You (feat. Blackbear)
06 Brooding
07 Promises I Can’t Keep
08 Crossing A Line
09 Hold It Together
10 Ghosts
11 Make It Up As I Go (feat. K.Flay)
12 Lift Off (feat. Chino Moreno & Machine Gun Kelly)
13 I.O.U.
14 Running From My Shadow (feat. Grandson)
15 World’s On Fire
16 Can’t Hear You Now
IN BREVE: 2/5