Ma come tutti i fenomeni, anche loro (altro caso accomunabile, sebbene molto diverso, è quello di Trent Reznor) hanno capito benissimo in quale direzione incanalare i propri sforzi creativi, in modo da aggiungere ancora qualcosa alla propria esperienza. La direzione in questione è quella delle colonne sonore, ambiente in cui per ovvie ragioni i Mogwai si muovono come nel salotto di casa. Ma se fino ad ora si erano limitati alla sonorizzazione di documentari e serie tv, è arrivato adesso il passo decisivo verso la realizzazione dell’intera soundtrack di un vero e proprio film.
KIN, opera prima dei registi Jonathan e Josh Baker, è un thriller futuristico per il quale i Mogwai si sono rimessi in gioco potenziando la loro parte più visionaria. Le chitarre sono un ronzio lontano se non assente (un po’ la stessa proiezione della discografia principale della band): qui Stuart Braithwaite e i suoi si attestano piuttosto su un glaciale agglomerato di shoegaze, ambient e pastone dreamy, pieno zeppo di effettistica digitale e riverberi lontani.
Il risultato convince, perché s’accoppia perfettamente alle atmosfere del film e perché, in fondo, si tratta dell’evoluzione più naturale e prevedibile di una band come i Mogwai, che ha nell’accompagnamento per immagini impressionanti margini di crescita e inevitabili possibilità di fare davvero la differenza.
(2018, Rock Action / Temporary Residence)
01 Eli’s Theme
02 Scrap
03 Flee
04 Funeral Pyre
05 Donuts
06 Miscreants
07 Guns Down
08 KIN
09 We’re Not Done (End Title)
IN BREVE: 3,5/5