Fatto quasi interamente di brani di “Mastermind” del 2010 qui rivisitati, la decima prova in studio della band è piena zeppa di brodaglie e lungaggini inutili tutte incarnate in esperimenti senza capo né coda come Mastermind ’69 (che poteva finire tre minuti prima) o When The Planes Fall From The Sky.
Il semplice fatto di rielaborare materiale datato evidenzia una certa penuria di idee, se poi fioccano canzoni stanche che si perdono in un marasma di confusione e spavalderia la frittata è servita. She Digs That Hole apre con decoro ma manca il tiro, segno che la penna di Wyndorf è ormai consunta, la title track percorre un buon sentiero melodico ma si perde in quattro minuti strumentali fuori luogo, che sono un po’ la sintesi di un’opera che trova nella banalità orchestrale di The Titan il picco massimo di goffaggine.
Sono lontani i tempi del capolavoro lisergico “Dopes To Infinity” di cui si celebra il ventennale giusto quest’anno o delle abrasioni di “Spine Of God”, e se già l’originale “Mastermind” aveva i suoi deficit, annacquare ulteriormente gli stessi spartiti conduce a risultati drammatici. Smettiamola con questa farsa.
(2015, Napalm)
01 She Digs That Hole
02 Watch Me Fade
03 Mastermind ‘69
04 Cobras And Fire (Hallucination Bomb)
05 Gods, Punks And The Everlasting Twilight
06 The Titan
07 When The Planes Fall From The Sky (Sitar and Psych Version)
08 Ball Of Confusion
09 Time Machine (Instrumental)
10 I Live Behind The Paradise Machine: Evil Joe Barresi’s Magnet Mash Vol.1
IN BREVE: 1,5/5