Com’è spesso consuetudine per formazioni così giovani, anche i Mourn si dedicano ad un punk sbilenco che pianta le sue radici in mostri sacri che sono la vera e propria stella polare dei catalani: PJ Harvey e Patti Smith in modo particolare, ma anche i Nirvana, le riot grrrl Sleater-Kinney o le più vicine – anagraficamente – Savages. Nomi enormi, mastodontici se paragonati col disco in questione, ma di certo non lontani per concetto: Dark Issues, ad esempio, suona harveyana fino al midollo, col suo intro di chitarra e quella voce indolente che ha fatto le fortune di Polly Jean. Otitis e Marshall hanno dei giri che ricordano neanche troppo vagamente più di una composizione firmata da Cobain, la conclusiva Silver Gold ha l’aura mistica delle invocazioni della Sacerdotessa, ma è tutto l’album a districarsi in un fitto – ed inevitabile – groviglio di input, da quelli già citati ai Pixies passando per i Ramones.
Velocissimo, tirato e senza fronzoli, Mourn trasuda teen spirit da ogni poro, risulta estremamente derivativo ma non per questo impersonale, perchè gli spagnoli hanno fame e lo si sente in quella manciata di pezzi sotto i due minuti (l’arrembante You Don’t Know Me su tutti) che fungono da colonna vertebrale dell’album. La provenienza geografica magari potrebbe non aiutarli, ma le potenzialità e l’età per fare bene ci sono tutte.
(2015, Captured Tracks)
01 Your Brain Is Made of Candy
02 Dark Issues
03 Phillipius
04 Misery Factory
05 Otitis
06 You Don’t Know Me
07 Marshall
08 Squirrel
09 Jack
10 Silver Gold
IN BREVE: 3/5