Le dodici tracce che compongono l’album possono essere considerate parti di un’unica opera musicale fatta di overture, riprese e temi che ritornano come in una suite, facendoci immergere in un labirinto che più volte ci fa domandare se non siamo già passati da lì. In linea con il suo stile, anche in All Melody le tastiere giocano la parte del leone: si rincorrono pianoforti, organi e sintetizzatori come voci in una stanza troppo grande. Nils Frahm mette al suo servizio ogni mezzo espressivo per costruire la sua melodia, alterna la musica elettronica alla neoclassica, al jazz e al piano solo che non può non sembrare un richiamo al suo lavoro precedente.
L’album si apre alla world music. Non solo pianoforte, le armonie, complesse, sono supportate da timpani, gong e persino dalla marimba che si mischia ai fraseggi di Frahm costituendo un unicum che, se da un lato confonde, dall’altro sembra rientrare nel progetto del suo ideatore: farci perdere dolcemente nel suo mondo. L’utilizzo dei cori femminili, che fanno da contrappunto ai sintetizzatori (A Place), e dei fiati (The Whole Universe Wants To Be Touched) contribuiscono a creare quell’aria malinconica a cui ci ha abituati Frahm.
La complessità dell’armonia e la quantità di strumenti che contribuiscono alla sua realizzazione sono piegati a un minimalismo caldo e delicato. L’influenza dell’eredità di artisti come Four Tet si sente (#2) ma rientra in un progetto ancorato a una tradizione jazzistica e classica.
Il tema alla base dell’intero album è forse rappresentato dal solo piano di My Friend The Forest, in cui la crudezza del suono, “sporcato” dal rumore dei tasti, definisce il manifesto dell’artista: il suo tentativo di creare una musica nuova, elettronica ma legata all’artigianato, alla composizione intima, quasi casalinga.
(2018, Erased Tapes)
01 The Whole Universe Wants To Be Touched
02 Sunson
03 A Place
04 My Friend The Forest
05 Human Range
06 Forever Changeless
07 All Melody
08 #2
09 Momentum
10 Fundamental Values
11 Kaleidoscope
12 Harm Hymn
IN BREVE: 4/5