In primis – e non è affatto circostanza di poco conto – c’è l’ingresso ufficiale di Atticus Ross nella line-up della band. Niente da eccepire, visto il meraviglioso lavoro svolto da entrambi nel progetto How To Destroy Angels e con le varie soundtrack valsegli riconoscimenti prestigiosi, ma non era così scontato che l’apporto di Ross potesse risultare altrettanto valido al servizio della sigla NIN: per Reznor la sua creatura è sempre stata una questione di carne, di psicanalisi casalinga, di coinvolgimento emotivo, non di pura e semplice produzione musicale.
Non è chiaro quanto Ross c’abbia messo di suo nel forgiare l’EP e quanto invece sia stato impulso di Reznor, ma la cosa certa è che “Not The Actual Events” è qualcosa di sensibilmente distante da “Hesitation Marks”, ultimo lavoro a firma NIN del 2013. Il sound della più recente produzione della band era stato parecchio alleggerito, in virtù di una digitalizzazione estrema che aveva ridotto all’osso i clangori industriali, le chitarre e tutto l’armamentario classico di casa Reznor. Qui, pur mantenendo il recente gusto elettronico, il passo compiuto da Reznor è a ritroso: sarebbe forse troppo citare l’inarrivabile “The Downward Spiral” (anche se She’s Gone Away ne ha qualcosa), ma se si tira in ballo il buio cibernetico di “Year Zero” non si sbaglia poi tanto.
Resistendo alle sirene ambient e cinematiche marchio di fabbrica del duo, i 21 minuti dell’EP si fregiano di chitarre stridenti come ai bei tempi (l’iniziale Branches / Bones), percussioni vere, calde e arrembanti (ci sono le mani di Dave Grohl in The Idea Of You) e industrial old style che esala rabbia a ogni passaggio (Burning Bright, uno dei pezzi migliori dei NIN da tanti anni a questa parte). Il malessere che serpeggia nell’EP è palpabile e raggiunge il culmine con i beat techno di Dear World, in cui s’incontrano fondendosi “Hesitation Marks” e “With Teeth”, con Reznor intento a snocciolare la sua personale accusa nei confronti dell’umanità.
“Not The Actual Events”, confermando ancora una volta la bontà anche della discografia in formato breve dei Nine Inch Nails, mai riempitivo e mai banale (vedere alla voce “Broken”), mette nuovamente da parte la vena più orecchiabile di Reznor e sfodera artigli che sanno ancora essere affilatissimi. Se a questa breve anticipazione di ciò che l’accoppiata Reznor/Ross può partorire anche come NIN aggiungiamo che nel 2017 ci attendono un bel po’ di altre novità (“two new major works”, parola di Trent), non resta che iniziare a fremere già da ora.
(2016, The Null Corporation)
01 Branches / Bones
02 Dear World,
03 She’s Gone Away
04 The Idea Of You
05 Burning Bright (Field On Fire)
IN BREVE: 3,5/5