Si parla di Omid Jazi – conosciuto dai più, purtroppo, solo come “quello che ha suonato con i Verdena” – giovane musicista, compositore e cantautore qui col nuovo disco Tooting Bec, un bel dieci tracce di pop-rock psichedelico, poetica metafisica immersa nell’indie che nasconde una certa qualità sognante, arte out-borders e con un uso della parola intimista e tirata sull’esistenzialismo, comunque una classe estetica perfettamente non in linea con le mode e che prima o poi si rifarà su tanta disattenzione massificata.
Jazi ha un modus operandi talmente personale da riuscire nel giro di pochi minuti ad estendere un disco che sa di colonna sonora per una giornata di pioggia, dove voglie e visioni sono trattenute da un vetro tra te e il mondo fuori in Piattaforma madre, poi gli accordi minimalisti di Vento solare, anni ‘80 nel vocoder di Anomalia ed Eggregora, infusioni elettroniche, piacevoli intuizioni in Kavod (stupenda) e Nuce antibullica e le stratificazioni multiple della chiusura di Lettore di ologrammi che rilasciano in giro e nell’aria quel nonsoché di magicamente immateriale che ci impedisce – fortunatamente per molto ancora – di atterrare sullo scialbo quotidiano. Piccole eccellenze in transito.
(2015, Nexus)
01 Vento solare
02 Anomalia
03 Kavod
04 Entanglement
05 Eggregora
06 Nuce antibullica
07 Maddalena (15 Minutes Left)
08 Piattaforma madre
09 Multiverso
10 Lettore di ologrammi
IN BREVE: 3/5