Del resto il carattere cinematico è evidente, ci sono visioni che riguardano il mondo che circonda Park Jiha e il modo in cui lei vede le cose e come lo vedono gli altri, pure in una maniera poetica come ad esempio nel caso di Easy, dove la sua musica si arricchisce della poesia e della voce dell’artista libanese Dima El Sayed, in uno scambio artistico cominciato nel 2015 quando questi ha visitato la Corea. C’è l’approccio – restando al mondo Orientale – che ha Sakamoto nelle sue composizioni più marcatamente autobiografiche, c’è il carattere cinematico di Ennio Morricone, a tratti persino un thrilling come nel crescendo drammatico del tema di Philos oppure nelle sperimentazioni di Walker: In Seoul e nelle suggestioni di When I Think Of Her.
Qui la musica diventa narrazione vera e propria e quei suoni delle tracce introduttive come Arrival, chincaglierie e suoni estatici, suggestioni armoniose di fiati e noise sperimentale, jazz urbano, quegli arpeggi ripetuti di Thunder Shower e il vibrato drone che fa da sottofondo a Easy, il minimalismo di Pause, funzionano come vuole la storia in una chiave che allora diventa, anzi più specificamente è dialogo.
(2019, Glitterbeat)
01 Arrival
02 Thunder Shower
03 Easy
04 Pause
05 Philos
06 Walker: In Seoul
07 When I Think Of Her
08 On Water
IN BREVE: 5/5