A cinque anni da “Devour” (2019) e con ormai oltre dieci anni di carriera alle spalle, è tornata la newyorkese Margaret Chardiet aka Pharmakon con un nuovo lavoro in studio, Maggot Mass, sempre su Sacred Bones, l’etichetta del rumore per eccellenza. E di rumore si tratta anche qui, ma declinato in una chiave che si scosta parecchio dal passato. Se nell’album precedente era il noise in overdose da feedback a tenere le redini, qui Pharmakon si fa se possibile ancora più oscura e tetra, con un post industrial da brividi che affonda le sue radici negli Swans e nei Nine Inch Nails più rumoristici. Complice di ciò il concept del disco, che stavolta molla i meandri della psiche umane per occuparsi del rapporto malato tra uomo e natura, di cicli dell’esistenza, di morte, di larve e vermi come metafora di rinascita e di come l’umanità violenti l’ambiente in cui vive. Il culmine sul finale con i dieci minuti di Oiled Animals, luciferino tentativo di Chardiet di tirare le somme del fallimentare rapporto uomo/natura.
2024 | Sacred Bones
IN BREVE: 3,5/5