I due piedi in una scarpa, però, dopo un po’ cominciano a far male, quindi conveniva anche a loro scegliere da che parte stare. Non si sono fatti pregare ed ecco che Miserable Miracles azzera quasi del tutto la strumentazione a corde per assestarsi su un synth pop etereo e sospeso che, in realtà, i Pinkshinyultrablast in passato avevano solo accennato senza mai approfondirlo.
L’album è praticamente spezzato in due da Blue Hour ed Earth And Elsewhere, due vaporizzazioni ambientali molto vicine per concezione al mondo elettronico. Da un lato e dall’altro, come fossero (e lo sono) i due lati di un long playing, i Pinkshinyultrablast si lanciano in scorribande sintetiche in cui i ritmi sono sempre alti e i suoni scintillanti. Complice la voce di Lyubov Soloveva, però, la sensazione costante è quella di trovarsi al cospetto dei Beach House imbottiti di steroidi, vedi le esemplificative Dance AM, Eray e Taleidoscope, figlie di un dream pop corrotto dalla dance.
La pecca del disco, ma più in generale della produzione dei Pinkshinyultrablast, sta ancora una volta nella mancanza di vera personalizzazione delle nuove tracce: nessuna colpisce o lascia davvero un motivo per tornarci su in loop. Peccato veniale cui la formazione russa dovrà necessariamente lavorare per poter compiere il definitivo salto di qualità: per adesso, “Miserable Miracles” (e i suoi predecessori) resta solo un lavoro godibile e ottimamente derivativo.
(2018, Club AC30 / Shelflife)
01 Dance AM
02 Triangles
03 Find Your Saint
04 Eray
05 Blue Hour
06 Earth And Elsewhere
07 Taleidoscope
08 In The Hanging Gardens
09 Looming
IN BREVE: 3/5