Profilo artistico, dicevamo: ecco, anche da quel punto di vista i Pontiak non sono mai rimasti fermi a farsi fare i complimenti dalla nicchia su cui hanno attecchito, hanno aggiunto/tolto sempre qualcosa a ogni uscita discografica, creandosi intorno una dimensione tutta propria. Dialectic Of Ignorance arriva a tre anni di distanza dal precedente “Innocence” del 2014, e già il fatto che il lasso di tempo sia stato il più sostanzioso di sempre fra un loro album e l’altro la dice lunga su quanto i Pontiak c’abbiano messo per cambiare ulteriormente le carte in tavola.
Rispetto ai muscoli del predecessore, lavoro dalle spiccate tendenze hard rock e vicino allo spirito stoner degli esordi, qui i Pontiak hanno scelto di inacidire e slabbrare all’estremo i propri punti di riferimento, a partire da quei Black Sabbath che sono un po’ il nume tutelare comune di chiunque si aggiri su certe sonorità. La registrazione vecchia maniera regala al disco un’indefinita identità temporale, ad esempio Tomorrow Is Forgetting coi suoi riverberi e vapori sixties e la polvere lisergica che avvolge Herb Is My Next Door Neighbor, oppure Ignorance Makes Me High che, al contrario, è più vicina al filone neo psichedelico tanto in voga negli ultimi anni.
Ogni tanto i Carney si perdono in qualche deriva noise come nella conclusiva We’ve Fucked This Up, spesso si sente come i tre fatichino un po’ nel trattenersi dal pestare, vedi Dirtbags che è sempre sul punto di esplodere senza però essere mai assecondata. Ma fa tutto parte della struttura scelta per “Dialectic Of ignorance”, un lavoro ottimo che ancora una volta va ad ampliare lo spettro dei Pontiak, lasciando più che curiosità per la sua resa dal vivo.
(2017, Thrill Jockey)
01 Easy Does It
02 Ignorance Makes Me High
03 Tomorrow Is Forgetting
04 Hidden Prettiness
05 Youth And Age
06 Dirtbags
07 Herb Is My Next Door Neighbor
08 We’ve Fucked This Up
IN BREVE: 4/5