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Poppy – Negative Spaces

Non ha ancora neanche trent’anni Moriah Rose Pereira aka Poppy (per la precisione li compirà il prossimo 1 Gennaio), ma ha già alle spalle una carriera di tutto rispetto che le ha regalato una popolarità forse persino superiore a ciò che ci saremmo aspettati, anche dopo quel “I Disagree” che nel 2020 l’aveva lanciata definitivamente in orbita. Poppy è una che non sta mai con le mani in mano, una che prende e stravolge la sua musica a ogni disco e anche all’interno dello stesso disco; una che non ama troppo stare ferma a compiacersi, sempre lì ad aggiungere qualcosa piuttosto che a ripetere pedissequamente il già fatto; una che ha stretto amicizie e collaborazioni importanti in un ambiente tendenzialmente machista come quello dell’alternative metal (definizione che utilizziamo cercando di stare larghi, giusto per intenderci). Solo quest’anno, ad esempio, l’abbiamo vista insieme ai Knocked Loose e ai Bad Omens… davvero niente male per un personaggio fattosi conoscere un po’ come una sorta di caricatura cartoonistica.

Con Negative Spaces, il suo sesto lavoro in studio, avviene esattamente ciò che abbiamo detto: Poppy è andata ancora una volta oltre nella continua e spasmodica ricerca di nuove soluzioni che ha sempre caratterizzato i suoi lavori e, complice la produzione affidata all’ex Bring Me The Horizon Jordan Fish, ha compiuto qui un deciso passo vero il metalcore, filtrandolo sempre attraverso quella buona dose di lustrini e paillettes che le appartiene. È il caso di They’re All Around Us, Nothing o The Center’s Falling Down, che sono verosimilmente tra le cose più tirate mai incise da Poppy. La dimensione industrial, quella che guarda ai Nine Inch Nails più marziali, Poppy la ripresenta anche qui in tracce come l’iniziale Have You Had Enough? o Push Go, per poi andare a pescare pezzi di Evanescence in The Cost Of Giving Up e addirittura pezzi di Hole nella title track.

E fin qui abbiamo parlato di “rock”, perché poi succede che Poppy ti piazza un brano come Crystallized, che è un nerboruto gancio a quel pop in senso stretto con cui l’artista americana ha sempre flirtato abbondantemente, così come la seguente Vital che guarda addirittura nei cassetti dell’Avril Lavigne più pensierosa. Ma anche i brevi divertissement elettronici Yesterday e Tomorrow o il trip hop che incontra il metalcore della conclusiva Halo. Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti, tanto che il rischio sempre dietro l’angolo è quello che gli album di Poppy, compreso quest’ultimo “Negative Spaces”, possano un po’ assumere la forma della compilation più che quella di un album coeso nella sua interezza. Ma tutto questo fa parte della sua cifra stilistica, prendere o lasciare.

2024 | Sumerian

IN BREVE: 3,5/5

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