L’ultra doom di Ethan Lee McCarthy e soci, mai scevro di riferimenti noise e dotato di una chiara impostazione sludge, è infatti ben identificato dall’evocativo monicker: la perfetta rappresentazione di un cavernicolo alle prese con i sentimenti e le sensazioni più viscerali e primitive dell’essere umano: violenza, sesso, disperazione, incomprensione, rabbia, morte. Caustic riprende il sound distruttivo del precedente “Scorn” e ne amplifica gli estremi a dismisura. Non c’è nulla di nuovo in questo lavoro, non è rinvenibile infatti una vera e propria evoluzione nel sound dei Primitive Man quanto più un perfezionamento e una esagerazione degli elementi cardine del progetto.
Dodici tracce, un paio di intermezzi di puro rumore e quasi 80 minuti (80!) di una pesantezza così soffocante da rendere l’ascolto complicato anche a chi magari il doom metal l’ha sempre digerito con relativa facilità. I pattern di chitarra iper distorta, che affiancano down tempo neri come la pece a riff thrashy di matrice death metal, sono la base di un muro di suono che trova completezza d’espressione nel growl tremendamente baritonale di McCarthy, sempre più protagonista dell’attuale scena estrema del Colorado (i Withered sono un altro ottimo esempio dell’impegno del vocalist/guitarist americano).
Ogni mastodontico brano di questo LP è progenie di una amalgama di suoni ben distinguibile e personale; in un genere mai così influenzato e saturo, i Primitive Man riescono a definire la propria originalità attraverso un incedere di suoni sotterranei e percezioni terrificanti che rendono “Caustic” una lunghissima agonia da aggredire preferibilmente per episodi: l’ultraterrena Commerce, la sinistra Tepid e la straziante Inevitable (quasi al limite con il funeral) sono senza dubbio gli passi migliori e più identificativi di un ascolto obbligato per chi necessiti di spingere le proprie percezioni verso un’altra dimensione.
“Caustic” è una perla nera, carica di grandiosa negatività e da affrontare con la convinzione che si è davanti a un esempio unico di musica estrema, con cui la Relapse aggiunge un altro tassello al proprio anno d’oro: se non fossero bastati Obituary, Dying Fetus ed Exhumed (nell’attesa del nuovo Converge), i Primitive Man contribuiscono in maniera determinante a settare il livello di quella che è sempre più l’etichetta di riferimento del metallo più heavy.
(2017, Relapse)
01 My Will
02 Victim
03 Caustic
04 Commerce
05 Tepid
06 Ash
07 Sterility
08 Sugar Hole
09 The Weight
10 Disfigured
11 Inevitable
12 Absolutes
IN BREVE: 4/5