Come i Radiohead, come certe canzoni da raschiare con gettiti d’acqua e immaginazione. Perché nella tracklist di A Moon Shaped Pool (siamo al capitolo numero nove per Yorke e compagni) i brani riaffiorati dal passato sono parecchi: su tutte quella True Love Waits, raggio di luna di una serie di concerti live, da vent’anni a questa parte. Ma anche Identikit, Ful Stop, Present Tense. E non solo. Perché a tornare magicamente in superficie c’è dell’altro.
Ad esempio una voglia di abbraccio e di musica che mancava da tempo nei nostri forse, con “The King Of Limbs”, un po’ corticati nella ricerca del suono come forma quasi fondamentalista. In questa “piscina a forma di luna”, invece, galleggiano sentimenti in ammollo, senso musicale ora progressivo, ora acustico-umorale, storie paranoiche certo, ma storie.
C’è una memorabile orchestra a bordo vasca (Glass Eyes), c’è un trampolino verso il sogno (Daydreaming), spruzzi brillanti e favoleschi (Burn The Witch), morbide debolezze come schiene d’acqua. E sì, anche un’urgenza di sperimentalismo molto meno affannosa e più naturale. È il testo di The Numbers a suggerircelo: “il futuro è dentro di noi – canta Thom Yorke – non da altre parti, un giorno alla volta, un giorno alla volta”.
Non possiamo far altro che credergli no? Anche se, a dir il vero, ci rende sempre nervosi ascoltare un nuovo disco dei Radiohead: perché a esser messe alla prova non sono solo le canzoni, ma tutti noi. Tutti noi ci ritroviamo in discussione dopo tanto tempo. È come un bagno, nudi, in un mare notturno: chi è disposto a buttarsi? Chi è disposto a farlo in una piscina a forma di luna?
(2016, XL)
01 Burn The Witch
02 Daydreaming
03 Decks Dark
04 Desert Island Disk
05 Ful Stop
06 Glass Eyes
07 Identikit
08 The Numbers
09 Present Tense
10 Tinker Tailor Soldier Rich Man Poor Man Beggar Man Thief
11 True Love Waits
IN BREVE: 4/5