La partenza è folgorante: Elektra è il trait d’union tra il passato e il presente, ha la furia dell’hardcore senza rinunciare a quella verve melodica che rese gigantesco “The Shape Of Punk To Come”. Lungi però dal farsi il verso da soli, i Refused già con Old Friends/New War deviano verso altri sentieri, una morbida forma di pop che guarda agli Ottanta (c’è l’ombra dei Tears For Fears), mentre Dawkins Christ è pregna di un’oscurità che ricorda da vicino gli Slayer di “Seasons In The Abyss”.
Ma ciò che non t’aspetti arriva entrando nel cuore della tracklist. Il binomio composto da Françafrique (con quell’imperdonabile errore di dizione reiterato in tutto il brano) e Thought Is Blood è bruttino, sono proprio canzoncine da nulla, prive di mordente e incapaci di incidere a fondo. Le segue a ruota War On The Palaces e non si capisce il senso di quelle trombe piazzate nel refrain. A ricordare cos’erano un tempo i Refused ci pensano Destroy The Man e 366, che in altri tempi sarebbero state comunque b-side, ma la potenziale euforia di un colpo di coda sul finale è smorzata da Servants Of Death, in cui non basta l’urlo di Lyxzén.
A conti fatti, ci ritroviamo un album che fa acqua da tutte le parti, senza spina dorsale, pieno di brani che non rispecchiano ciò che i Refused sono stati e, probabilmente, neanche ciò che sono. Un ritorno che lascia l’amaro in bocca.
(2015, Epitaph)
01 Elektra
02 Old Friends/New War
03 Dawkins Christ
04 Françafrique
05 Thought Is Blood
06 War On The Palaces
07 Destroy The Man
08 366
09 Servants Of Death
10 Useless European
IN BREVE: 2,5/5