Ecco, i Ride sono arrivati per ultimi all’appuntamento, ma ci piace pensare che lo abbiano fatto per lavorare al meglio su questo Weather Diaries, visto che insieme a quello degli Slowdive si tratta del più riuscito fra i come back citati. I Ride dell’ultima fase della prima parte della loro carriera erano una band che aveva dismesso quasi del tutto l’impostazione che li aveva portati a essere ciò che erano: pochi echi, pochi riverberi, poche sferzate chitarristiche, in due parole poco shoegaze. Un progressivo logoramento interno che aveva portato Andy Bell e i suoi all’allontanamento e quindi alla definitiva chiusura dell’esperienza congiunta. La riacquisizione della propria identità è stato quindi un presupposto fondamentale per far credere possibile a loro – e rendere credibile a noi – un ritorno sulle scene dopo oltre 21 anni d’assenza.
Sarebbe azzardato affermare che, a parte l’approccio della band, “Weather Diaries” abbia tanto altro in comune con “Nowhere” (1990) o “Going Blank Again” (1992), i dischi cardine del Ride-pensiero. E ciò lo si deve probabilmente alla produzione, affidata qui a un Erol Alkan che ammoderna e non poco il sound dei quattro mettendoci la sua abilità nel modulare i suoni sintetici.
Per questo quando parte Lannoy Point, col tappeto elettronico in sottofondo e una cavalcata che non sai mai dove potrà portare, si ha la percezione perfetta di cosa siano i Ride del 2017 (un altro corposo assaggio lo abbiamo in Rocket Silver Symphony). Il pezzo manca delle chitarre, è questa la sua unica pecca, ma non bisogna aspettare molto per risentire anche loro: infatti già con Charm Assault ritornano protagoniste, per poi proseguire con All I Want ed esplodere del tutto nell’accoppiata Lateral Alice / Cali, cuore del disco che ne è la giusta rappresentazione.
L’altra anima dei Ride, quella dream pop, torna anch’essa a farsi sentire in “Weather Diaries”: è il caso di Home Is A Feeling, della breve strumentale Integration Tape e, soprattutto, della title track, sette minuti in cui atmosfere rarefatte si mischiano inscindibilmente a un piglio slowcore che chiude il cerchio di un piccolo capolavoro. Il finale è in discesa, con gli oltre dieci minuti complessivi di Impermanence e White Sands che rallentano i ritmi allo sfinimento.
“Weather Diaries” non è un album che fa gridare al miracolo, pesca in territori che tanto i Ride quanto noi all’ascolto conosciamo a menadito, ma ha il merito di dare una sostanziosa rinfrescata all’estetica della band e, visto ciò di cui sono stati capaci (in negativo) i maestri Jesus And Mary Chain, c’è solo da apprezzarne la ritrovata lucidità compositiva.
(2017, Wichita)
01 Lannoy Point
02 Charm Assault
03 All I Want
04 Home Is A Feeling
05 Weather Diaries
06 Rocket Silver Symphony
07 Lateral Alice
08 Cali
09 Integration Tape
10 Impermanence
11 White Sands
IN BREVE: 3,5/5