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Rustin Man – Drift Code

Dopo aver lasciato i Talk Talk, Paul Webb ha prodotto poco nel corso degli anni, ma ha lasciato sempre il segno. Come non menzionare il bellissimo “Out Of season”, esordio come Rustin Man del 2002 pubblicato insieme a Beth Gibbons, voce dei Portishead.

Ora ci riprova con questo Drift Code, un album che si fa ascoltare con piacere, alternando brani più ritmati ad altri più tranquilli. Il sound è curato nei minimi dettagli, arricchito da un utilizzo diffuso di fiati e sintetizzatori. Vanishing Heart ha una intro soft, con una coda più strutturata, laddove le testiere e la chitarra creano davvero una bella amalgama. Si prosegue con Judgement Train, un brano dalle atmosfere “mantra”, mentre in Brings Me Joy il lirismo si fa più soffuso, con un Hammond  che  ci culla come una nenia.

Diversamente, Light The Light ci ricorda a tratti lo stile di Tom Waits, infatti l’accompagnamento è realizzato con le fanfare e l’organo, che ritroviamo in molta della produzione del citato songwriter. Vocalmente Webb è molto vicino al David Bowie degli ultimi lavori discografici, la sua è una timbrica che trasmette un’atmosfera misteriosa e affascinante, diremmo quasi magnetica. Al progetto ha collaborato anche il suo amico Lee Harris, ex batterista dei Talk Talk.

Come dichiarato dallo stesso Webb, per la costruzione del disco ha avuto un fattore determinante la tanta musica jazz ascoltata negli ultimi anni. “Drift Code” ci fa entrare in un universo malinconico, riuscendo a far coesistere musica anni ‘40 e sonorità contemporanee, molto vicine al genere folk pastoral. Un lavoro che ha richiesto ben diciassette anni d’attesa ma che ha consegnato un’opera dalla portata internazionale che verrà ricordata in futuro.

(2019, Domino)

01 Vanishing Heart
02 Judgement Train
03 Brings Me Joy
04 Our Tomorrows
05 Euphonium Dream
06 The World’s In Town
07 Light The Light
08 Martian Garden
09 All Summer

IN BREVE: 4/5

Vive a Reggio Calabria. Dopo anni passati fuori per lavoro, è ritornato nella sua città. Blogger, appassionato di fotografia, musica e cinema. Presidente dell'associazione culturale Fahrenheit 451. Redattore del magazine Suddiario. Ascolta prevalentemente rock, in tutte le sue declinazioni, post punk, dark wave, dream pop, post rock, senza disdegnare qualche incursione jazz.

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