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Saul Williams – MartyrLoserKing

martyrloserkingSaul Williams ritorna dopo cinque anni con un nuovo progetto, e la parola “progetto” quando si tratta di lui non potrebbe essere più azzeccata. Per chi non lo conoscesse ancora, è una delle menti più brillanti dell’hip hop underground, ma sarebbe riduttivo definirlo solamente un “rapper”. Si distingue per essere un artista a tutto tondo, da attore a scrittore fino ad arrivare a poeta.

MartyrLoserKing, infatti, nasce come sceneggiatura per un musical con l’intenzione di diventare anche un film e un fumetto (sui quali Williams sta lavorando). Il titolo, in particolare, è una storpiatura di come i francofoni in Africa, specialmente Rwanda (paese di origine della moglie), pronunciano Martin Luther King. Saul ha idealizzato questo personaggio facendogli prendere le sembianze di un minatore del Burundi che diventa hacker ed entrando nel sistema fa partire una rivoluzione (nazione scelta per le vicende politiche anticostituzionali che stanno avvenendo in questo periodo).

Sempre con l’intenzione di aumentare la coscienza dell’ascoltatore rispetto a episodi meno conosciuti di mal funzionamento delle istituzioni, che dovrebbero proteggere il Paese, anche in quest’ultimo album Williams sperimenta suoni e ritmi diversi, passando dal punk alla dance, utilizzando ritmi tipicamente africani e suoni post industrial. A partire proprio dal brano di apertura Groundwork, in cui fa un sapiente uso dello strumentale. In The Noise Came From Here, uno dei pezzi più melodici, viene trattato il tema della violenza delle armi e la brutalità della polizia, mentre Roach Eggs permette a Saul di mettere in mostra le proprie doti da oratore e predicatore, facendolo apparire quasi come il leader di una marcia di protesta.

L’album ha intenzioni elevate per quanto riguarda le tematiche affrontate, che diventano il focus principale, tralasciando talvolta un suono più ricercato. Per quanto sia ben confezionato e di alto livello, l’intero disco ha come naturale paragone il terzo LP di Williams, “The Inevitable Rise And Liberation Of NiggyTardust!”, in cui grazie alla collaborazione con Trent Reznor non c’era stato limite alla sperimentazione e all’indagine di ritmi e suoni, facendo arrivare il messaggio con un’aggressività che talvolta manca in quest’ultimo lavoro.

(2016, Fader)

01 Groundwork
02 Horn Of The Clock-Bike
03 Ashes
04 Think Like They Book Say
05 The Bear / Coltan As Cotton
06 Burundi (feat. Emily Kokal)
07 The Noise Came From Here
08 Down For Some Ignorance
09 Roach Eggs
10 All Coltrane Solos At Once (feat. Haleek Maul)
11 No Different
12 Homes/Drones/Poems/Drums

IN BREVE: 3,5/5

Consulente ed ingegnere, ma prima ancora “music addicted”. Da sempre con sottofondo musicale a far da colonna sonora della mia vita.

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