Chiudete gli occhi e immaginate di star sfogliando un album di fotografie che ritrae la storia della vostra vita. Il sentimento con cui vi accingete a vedere quelle foto è quella dolce mestizia nello scorgere le sembianze dei volti di chi ormai non c’è più o di chi, semplicemente, è uscito dalla vostra vita senza lasciare tracce. Chissà cosa farà ora, chissà che vita avrà. Sarà felice? Alcune immagini invece vi ritraggono a una festa mentre vi divertite. Ridete con un misto di imbarazzo nello scoprire quanto eravate buffi, quanto le preoccupazioni che vi crucciavano allora, gli ideali e i sogni che per voi erano così importanti, adesso sono solo un lontano ricordo. I colori, i pantaloni a zampa di elefante, la musica psichedelica, le luci. Un altro mondo, un’altra vita, altri voi stessi. E’ questa la sensazione che si ha quando si ascolta il nuovo disco dei Soulsavers. Fondamentalmente Lanegan e soci hanno confezionato un gioiellino, confermando il talento che avevano dispiegato con il disco precedente. Ma è stata aggiunta qualcosa. C’è nuova linfa, nuovo materiale e una nuova intensità in quest’opera. Un album dei ricordi musicali con mille sfumature. Dalla bellissima introduzione strumentale di The Seventh Proof si passa all’acida Death Bells, all’intensa e malinconica You Will Miss Me When I Burn. Ti brucia nell’anima sentire un ispirato Lanegan cantare “quando non hai più nessuno non puoi più essere ferito”. E’ vero, è proprio così. In Some Misunderstanding sembra di risentire il caro vecchio David Bowie che canta, invece All The Way Down è un gospel modernissimo e davvero suggestivo. Chiudi gli occhi e sei catapultato in una di quelle chiese americane dove si innalzano cori che lodano Dio. Li puoi vedere davvero. Altro brano capace di spezzarti il cuore per la sua bellezza è Can’t Catch The Train. Qui l’immagine che si ha è diversa. Sei in stazione e stai per partire e lasciare dietro di te tutto quello che hai vissuto. E mentre aspetti, ritornano in mente i ricordi delle feste trascorse in famiglia e con gli amici, le risate e i racconti invernali intorno al camino. Si era detto che è un album di ricordi, e musicalmente questa idea va di pari passo. “Can’t Catch The Train” rievoca brani come “Summertime” o come le più famose opere di Armstrong. E arriviamo a Pharaor’s Chariot. Bella, bellissima, la perla delle perle. L’incedere è elegante, l’atmosfera è evocativa al massimo grado, ci troviamo di fronte a un caldo abbraccio musicale di una dolcezza infinita. Quasi insostenibile. Come se non bastasse, subito dopo arriva Praying Ground. Questa volta Lanegan lascia lo scettro a Red Ghost, alias Rosa Agostino, un’artista australiana dalla voce sicuramente interessante ed evocativa. Rolling Sky lascia basiti. Ricorda in modo pesante i Massive Attack di “Mezzanine”, è un brano elettronico, ondivago e sognante. La voce di Red Ghost sembra molto urbana e allo stesso tempo proveniente da chissà quale coordinata spazio-temporale. Passiamo attraverso lo struggente acquarello sonoro di Wise Blood e arriviamo alla fine del disco, a By My Side, cantata da Red Ghost. Una chiusura perfetta, un’apertura speranzosa, un arrivederci a un prossimo disco, a una prossima opera di pari bellezza. Perchè pensare, sperare che possa essere ancora più bella, sarebbe avidità.
(2009, V2)
01 The Seventh Proof
02 Death Bells
03 Unbalanced Pieces
04 You Will Miss Me When I Burn
05 Some Misunderstanding
06 All The Way Down
07 Shadows Fall
08 Can’t Catch The Train
09 Pharoah’s Chariot
10 Praying Ground
11 Rolling Sky
12 Wise Blood
13 By My Side
A cura di Simona Ingrassia