Vogliamo invece parlare del disco e fare una riflessione: il punto principale è che Stella Maris è veramente un gioiello e che in Italia un lavoro del genere non usciva da tempo. Bei pezzi, scritti bene, con bei testi e con arrangiamenti che non potrebbero essere più distanti da ciò che va di moda nell’indie italiano di oggi. C’è Umberto Maria Giardini aka Moltheni, ci sono degli ottimi musicisti provenienti da formazioni importanti e ci sono le influenze di certi anni ‘80 (dagli Smiths ai The Cure) e tutto scorre in modo coerente ed efficace.
La lezione della coppia Morrissey-Marr è stata imparata alla perfezione e si sente sia nei suoni che nelle intenzioni, alcuni pezzi potrebbero sembrare addirittura una traduzione di uno dei loro. Il fatto che sia un disco derivativo, che potrebbe essere una delle pochissime critiche da fare, importa poco o nulla perché c’è comunque originalità e coerenza.
Rifletti e rimandi è una “Rusholme Ruffians” rivista all’italiana, Se non sai più cosa mangi, come puoi sapere cosa piangi? richiama “Some Girls Are Bigger Than Others”, Eleonora no è una delle migliori canzoni italiane da tempo e (a parte Piango pietre, più vicina alla “Bomba Boomeranga” di Piero Pelù che al resto del disco) ogni pezzo meriterebbe una nota.
La cosa che lascia perplessi è che con la mole infinita di dischi che escono ogni giorno in Italia, è davvero possibile che il progetto più interessante sia formato da gente sulla scena da oltre vent’anni? È possibile che i riferimenti per l’indie pop italiano di oggi siano solo Calcutta o Thegiornalisti? In questo contesto, prendere esempio dagli Smiths diventa quasi un atto rivoluzionario.
(2017, La Tempesta)
01 L’umanità indotta
02 Rifletti e rimandi
03 Piango pietre
04 Quella primavera silenziosa
05 Eleonora no
06 Non importa quando
07 Coglierti nel fatto
08 Quando un amore muore non ci sono colpe
09 I cenni che lasciavi
10 Se non sai cosa mangi, come puoi sapere cosa piangi?
IN BREVE: 4/5