È nervoso il Kozelek di questo disco, sente qualcosa che lo pressa sotto le unghie, avverte la pelle del volto in pieno movimento oltre a una peluria che sbuca fuori a cespugli. È il plenilunio. Mark mostra canini e zanne e vaga per una notte putrida o in una mattina deserta.
Otto pezzi dal sapore forte, mai distensivi. Partono “Benjiani”, poi deviano verso qualcos’altro di meno prevedibile e previsto. E mostrano una durata mai vista con lunghissime camminate di 9 e 10 minuti. Ecco la vera unicità di questo disco: è come se Kozelek non avesse motivi per tirare remi in barca, come se alle canzoni non bastassero le solite battute, i soliti marciapiedi, ma volessero prendere “il giro largo”. Ne risente l’effetto onirico, ne guadagna quello psicotico. In With A Sort Of Grace I Walked To The Bathroom To Cry si stenta a credere: Mark sguaiato che manco Robert Smith, alle sue spalle elettricità che manco i Sonic Youth, ma quello è telefonato, visto che alla batteria siede Steve Shelley.
Dal punto di vista testuale l’album è un lungo ululato blues: in Little Rascals ecco un vecchio gatto vicino a esalare l’ultimo respiro o in Ali/Spinks 2 a varcare il cancello, è invece un amico di famiglia. E quanto è difficile rimanere puri ascoltando questi “temi universali”. Quanto è ghiacciato questo bagno di emozioni. Chi se la sente? Chi si sente di fare il giro largo con Mark Kozelek?
(2015, Caldo Verde)
01 The Possum
02 Birds Of Flims
03 With A Sort Of Grace I Walked To The Bathroom To Cry
04 Garden Of Lavender
05 Cry Me A River Williamsburg Sleeve Tattoo Blues
06 Ali/Spinks 2
07 Little Rascals
08 This Is My First Day And I’m Indian And I Work At A Gas Station
IN BREVE: 3/5