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Tame Impala – The Slow Rush

Che con “Currents”, nel 2015, Kevin Parker avesse rinunciato ad imbrigliare la sua creatura Tame Impala in un genere specifico, in una nicchia statica, è risaputo. La scelta di sonorità diverse – coraggiosa ma anche un po’ paracula – del musicista australiano ha saputo allargare le maglie delle sue fondamenta neopsichedeliche all’elettronica e ad un pop plasticoso, ma non privo di anima, che si erge a continuazione della lezione di giganti come Flaming Lips, Animal Collective e prima di loro i Supertramp. Questa apertura ha giovato sensibilmente a Parker: ha fruttato premi – agli ARIA Awards – e nomination – una, come migliore album di musica alternative ai Grammy’s – ma anche flirt professionali con il mainstream (Mark Ronson, Lady Gaga, Kanye West) e con altri mondi musicali (Travis Scott, Kali Uchis, Miguel, Theophilus London), accentuando la parabola di trasformazione.

Cinque anni dopo, tra vicissitudini (l’incendio a Malibù nel 2018 in cui è andata distrutta gran parte della strumentazione di Parker, fatti salvi il laptop e il basso Hofner) e lieti eventi (il matrimonio di Kevin Parker con Sophie Lawrence avvenuto proprio un anno fa), i Tame Impala ritornano con del materiale nuovo di zecca. Il quarto disco in studio dal titolo ossimorico, The Slow Rush, è il tentativo da parte del musicista di Perth di dare una risposta alla frenesia del quotidiano, autocombustionante e ansiogena, in cui è meglio fare un passo di lato per non soccombere. Scritto, suonato e prodotto interamente da Kevin Parker – as usual – “The Slow Rush”si pone in continuazione con il predecessore. Il liquido amniotico è lo stesso: un flusso sonoro continuo, dalla costruzione jammistica, che viene spacchettato in dodici pezzi dal sapore di pastiche sonoro contemporaneo. Il risultato è raggiunto – da Parker – centellinando l’uso delle chitarre per mettere al centro sintetizzatori e piano: gli strumenti di questa neo wave psichedelica.

È il riverberone continuo e groovoso di One More Year ad aprire il successore di “Currents”: una voce robotica ripete il titolo in più momenti del pezzo che, come una fisarmonica, alterna momenti più dilatati a momenti più contratti. Una dichiarazione d’intenti sull’inesorabilità del trascorrere del tempo, con riferimenti autobiografici. Come lo è Instant Destiny, inno d’amore scritto da Parker per la moglie a celebrazione della loro unione. È un pezzo pop con il falsetto in bella mostra, innaffiato qua e là da lisergici apostrofi sonori.

La cortina centrale racchiude i momenti migliori del disco: Borderline, primo singolo uscito ad Aprile del 2019, che, per l’occasione, ha un arrangiamento leggermente modificato, con i synth e i bassi in bella mostra che lo rendono ancor più groovoso e meno piatto; Posthumous Forgiveness, brano dal testo introspettivo che comincia con un forte accento psych, in cui si intrecciano la voce effettata di Parker e le bordate sintetiche per poi declinare in una seconda parte più rilassata. Una batteria sincopata e un arpeggio dreamy, che evoca passaggi sonori un po’ seventies, forgiano il leitmotiv di Tomorrow’s Dust; mentre On Track è una ballatona che si colloca a metà strada tra MGMT e Phoenix.

Il pop funk di Lost In Yesterday e la proiezione al dancefloordi Is It True sanciscono lo spostamento del songwriting verso traiettorie musicali differenti senza perderne in qualità. La chiusura è affidata a One More Hour che è la sintesi testuale e sonora dell’intero disco: Parker scruta dall’esterno la sua vita ponendosi domande esistenziali e lo fa tessendo trame sonore psych pop. L’idea complessiva è che si è preferito porre l’accento su un lavoro da apprezzare nella sua totalità piuttosto che nelle singole parti. Non mancano pezzi da novanta, tuttavia nessuno di questi ha quella connotazione fortemente innodica di alcune hit del suo predecessore. Ma alla fine “The Slow Rush” è un disco riuscito, un evidente tassello della trasformazione dell’uomo – e dell’artista – solo al comando, Kevin Parker.

(2020, Modular)

01 One More Year
02 Instant Destiny
03 Borderline
04 Posthumous Forgiveness
05 Breathe Deeper
06 Tomorrow’s Dust
07 On Track
08 Lost In Yesterday
09 Is It True
10 It Might Be Time
11 Glimmer
12 One More Hour

IN BREVE: 3,5/5

Nasco a S. Giorgio a Cremano (sì, come Troisi) nel 1989. Cresco e vivo da sempre a Napoli, nel suo centro storico denso di Storia e di storie. Prestato alla legge per professione, dedicato al calcio e alla musica per passione e ossessione.

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