Mantenendo intatto l’impianto fondante di “One” e “Altered State”, gli altri due capitoli della loro carriera, i TesseracT mostrano con Polaris grande maturità e una sensibile crescita compositiva. Costruiscono canzoni complesse su basi poliritmiche non disprezzando il riffing spezzato e spigoloso dei Meshuggah, senza però lambire la gelida ferocia del combo svedese (Messenger).
Ciò che rende i TesseracT intriganti è la vena melodica del cantante Daniel Tompkins che, dotato di un timbro cristallino e di un’ottima estensione, appone melodie superlative a brani come Seven Names, Survival, Dystopia. Il resto della ciurma crea scenari sonori affascinanti, fluttuanti nello spazio e intrisi di malinconia crepuscolare.
Non di rado i TesseracT ricordano i SikTh, scevri però di quell’imprevedibile irruenza che li ha resi una band unica nonché ingiustamente dimenticata. Piccola nota a pie’ di pagina: difficile non pensare ai Faith No More di “Epic” nel funky di Utopia.
“Polaris” è ricco di sfumature e compatto, contiene ottime canzoni prodotte con cura certosina dei suoni e scorre fluido nonostante sia un album djent (che, per farla breve, è un progressive metal carico di groove) e per questo non proprio facilissimo. Dategli una possibilità.
(2015, Kscope)
01 Dystopia
02 Hexes
03 Survival
04 Tourniquet
05 Utopia
06 Phoenix
07 Messenger
08 Cages
09 Seven Names
IN BREVE: 4/5